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al testo di Paolo Ottaviani
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Treccia del sogno di una fiamma buona (o del morire degli emigranti) Le furie della notte senza luna, le grida soffocate nel gelo della sabbia, la sfida del sangue nelle grotte della fame. E’ un cielo implacabile: incombe sopra le dune, tombe spalancate alle stelle sulla rena rovente. E la frusta del vento sul sudore splendente dei corpi e della pelle. Là il mare e l’avvento d’un luccichio di morte da carcasse contorte. Bianca all’orizzonte l’Italia, la terra dei morti. Un Caronte del mare ci serra o spalanca la via. Flette una palma. Sete, lama che acceca e taglia con furor di machete. Siamo lugubre scia. Davanti la muraglia schiumosa del mare. Ma il velato sognare di una fiamma fraterna, di un umano tepore, fa in lontananza bianca la terra dell’amore. Da un’eco di caverna lenta una voce sbianca sui nostri occhi accesi, dagli ulivi protesi sul nostro morire una fiamma buona nel calmo svanire crepita e risuona. |
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