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Treccia del sogno di una fiamma buona...

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Treccia del sogno di una fiamma buona

(o del morire degli emigranti)

 

 

Le furie della notte senza luna, le grida

soffocate nel gelo della sabbia, la sfida

del sangue nelle grotte della fame. E’ un cielo

implacabile: incombe sopra le dune, tombe

 

spalancate alle stelle sulla rena rovente.

E la frusta del vento sul sudore splendente

dei corpi e della pelle. Là il mare e l’avvento

d’un luccichio di morte da carcasse contorte.

 

Bianca all’orizzonte

l’Italia, la terra

dei morti. Un Caronte

del mare ci serra

 

o spalanca la via. Flette una palma. Sete,

lama che acceca e taglia con furor di  machete.

Siamo lugubre scia. Davanti la muraglia

schiumosa del mare. Ma il velato sognare

 

di una fiamma fraterna, di un umano tepore,

fa in lontananza bianca la terra dell’amore.

Da un’eco di caverna lenta una voce sbianca

sui nostri occhi accesi, dagli ulivi protesi

 

sul nostro morire

una fiamma buona

nel calmo svanire

crepita e risuona.


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