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al testo di Rosetta Sacchi
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Sapevo del filo teso nel vuoto del titubare del passo insicuro del tornare indietro ai primordi dell’eco di corde un pizzicare di suoni tintinnii lontani tra l’erba brucata. Sapevo del mutare dei giorni di un desinare in silenzio di braccia conserte la sera prima di isole o approdi. Sapevo di cumuli d’anni senza segni ad incider la pelle di aritmie ed affanni timori di perdere il dì seguente ogni sudata conquista sapevo di ombre e segnali di cieli per metà oscuri di dadi nell’aria di lune nere di fuochi nelle case degli altri e di bracieri dormienti ovunque ho avuto dimora.
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Dedalus
- 05/09/2020 22:56:00
[ leggi altri commenti di Dedalus » ]
Lirica in cui lautrice come una saetta infiammata estroflette il suo pensiero in versi. Ancora una volta, l’aria si tinge di poesia e noi lettori ci troviamo di fronte ad un inatteso palcoscenico dal quale le parole si muovono in un rondò ritmico ed al tempo stesso denso di contenuti pieni e forti. Il pensiero ha, come sempre, una supremazia irriducibile nelle sue scritture sino a giungere ad un grado di disinvoltura nel sollevare coperchi che altri non sfiorerebbero neanche, nellesternare significati che i tanti nella poesia non cercano, intenti come sono nella ricerca di fagilità o banalità stucchevoli. Molto bella.
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