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Uno strano sapere

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Sapevo del filo teso nel vuoto

del titubare

del passo insicuro

del tornare indietro ai primordi

dell’eco di corde

un pizzicare di suoni

tintinnii lontani tra l’erba brucata.

Sapevo del mutare dei giorni

di un desinare in silenzio

di braccia conserte la sera

prima di isole o approdi.

 

Sapevo di cumuli d’anni

senza segni ad incider la pelle

di aritmie ed affanni

timori di perdere il dì seguente

ogni sudata conquista

sapevo di ombre e segnali

di cieli per metà oscuri

di dadi nell’aria

di lune nere di fuochi

nelle case degli altri

e di bracieri dormienti

ovunque ho avuto dimora.

 Dedalus - 05/09/2020 22:56:00 [ leggi altri commenti di Dedalus » ]

Lirica in cui l’autrice come una saetta infiammata estroflette il suo pensiero in versi. Ancora una volta, l’aria si tinge di poesia e noi lettori ci troviamo di fronte ad un inatteso palcoscenico dal quale le parole si muovono in un rondò ritmico ed al tempo stesso denso di contenuti pieni e forti.
Il pensiero ha, come sempre, una supremazia irriducibile nelle sue scritture sino a giungere ad un grado di disinvoltura nel sollevare coperchi che altri non sfiorerebbero neanche, nell’esternare significati che i tanti nella poesia non cercano, intenti come sono nella ricerca di fagilità o banalità stucchevoli. Molto bella.

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