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al testo di Rosetta Sacchi
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Capita sovente che in mille faccende indaffarati ci fermiano per distrarci l’attimo che basta al pensiero di una “ cosa prelibata “ e il desiderio della pietanza preferita accende un languorino ed incita la fame.
Allor conviene volgere la mente altrove perché il tempo di desinare è ancor distante per risparmiarci almeno quel supplizio giacchè sugl’imprevisti non abbiam comando.
A sera invece la vita ci dà una tregua ed il tempo pure scivola abbattuto non c’importa della nebbia che discende ed il buio non ci opprime, è un guanto di velluto.
Vorremmo accanto chi c’empie il cuor di gioia e c’intrattiene con vezzi e con moine gustando un piatto allegro quanto il vino che se bevuto di poco oltremisura non reca danno alcuno ed anzi acquieta l’ansia ed invoglia ad un salutare “sonno”.
Eppure quando il giorno è terminato e con esso pure l’affanno e la fatica crolliamo su una sedia e non più pensiamo all’agognato piatto e al vino rosso.
Chi c’empie il cuor di gioia, troppo distante, ci appare solo in sogno, sempre che il sonno giunga puntuale e non ci burli. |
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