Autunno
È da un po’ che le foglie sono incerte,
che il cielo non sprofonda
nelle loro vene scure, dove il sangue
aggrovigliato gira e cade.
Stamattina un passero di ronda
annunciava la catastrofe cantando.
*
La stanza
Si ammala la parola, le mie
vertebre si curvano in silenzio.
Non piove che acqua sporca,
e questa stanza è troppo bianca:
morirò nel singhiozzo delle allodole.
*
Vigilia d’inverno
Ho offerto i miei voti all’inverno,
alla rosa sbaragliata da una neve
che non cade, non vacilla, ma soltanto
che attendiamo e ci rinnega.
Da domani i bambini torneranno
a inventare nuove storie e nuovi fiori.
*
Un salmo usurato
Comando che il tuo cuore tossisca
timido, tra le mani degli angeli.
Poiché non fui che un salmo usurato;
il profeta dei morti e il fanciullo
che invoca perdono dai fiori,
chiedo in questa veglia la parola
che ci salvi dall’inverno e faccia casa.
*
Vorrei guardare il cielo
Vorrei guardare il cielo, ma le stelle
mi aprono il sangue e disturbano
i versi in bocca ai morti:
stanotte mia madre non partecipa
al pane che si spezza, non consente
né risate né preghiere, capovolge
tutti i nomi e li scavalca;
stanotte mio padre non ricorda
quante volte ha indovinato, quante volte
la parola gli ha mozzato la parola.
Stanotte prendo l’ago e cucio
i miei occhi agli occhi di mia madre, prendo
un piccolo coltello e svuoto
le mie ossa nelle ossa di mio padre.
Vorrei guardare il cielo, ma le stelle
le ho tra i denti e fanno male.
*
da Fiori estinti (Terra d'ulivi, 2019)