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E poi c’è chi cade in un vortice

seguendo torte vie e meandri

pensando retto il suo pensiero

e tutto il mondo inetto

 

E poi c’è chi non vede dinanzi a sè beltà

( è acerbo il frutto che non si coglie )

e il fegato si rode per chi  lo sguardo posa

e si sofferma e loda un’opera di pregio.

 Dedalus - 14/12/2020 21:11:00 [ leggi altri commenti di Dedalus » ]

Concretezza e corporalità inusitate sono le caratteristiche salienti di questa lirica che riflette uno sguardo lanciato sul mondo che circonda l’autrice. Musicalità e cadenze nel ritmo curate al massimo grado fanno da cornice ad un lessico in cui abbondano, seppure in appena due strofe, assonanze ed allitterazioniche insieme alle immagini impreziosiscono la scrittura. La poetessa in questa lirica con un semplice sguardo colleziona due figure che popolano spesso questo mondo di celluloide e di make-up rappresentato dai social e (mi sia consentito) in ciò s’avvicina molto a certi grandi della letteratura dando così corpo a quella locuzione virgiliana "si parva licet componere magnis". Sottile e tagliente come un bisturi che affonda nella pinguedine. Molto piaciuta.

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