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al testo di Guido Balbo
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Breve la vita per buttarne. Certo la si può vivere di matematica
ad essere perfetti. Dai numeri è richiesto. Ma noi riusciamo a trattare gli altri come numeri, credendoci ben altro - in più o meno - Usando impropriamente radici ed ennesime potenze. Ritmi troppo logoranti e tangenziali troppo distanti dal centro. E il fulcro ne risente. Con preferenze di operazioni moltiplicazioni e somme in casa propria e, per l’altro mondo sottrazioni e divisioni;
o di storia, al rogo i restanti in personali fasti;
geografia, col proprio fertile terreno nel deserto altrui;
o di tutto il resto: io dottore e pazienti gli altri, vicini e distanti.
È sotto tutti gli occhi … telecamere comprese!
E penso al vivere di poesia dov’è inutile ogni verso senza suo fratello, ché nel insieme trova il suo senso.
Dove si stringono patti esclusivi a stretto contatto
ma, d’adiacenza e lontananza partecipano tutti alla stessa singolare e inimitabile poesia.
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