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al testo di Carlo Ricci
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E' deserto chiarore dentro quest'alba d'inchiostro come una valle chiusa di silenzio; fuori il giorno giace, germoglia lenti confini di vacue brine, è brusio fugace.
Lembi di prato, il telo del gelo e oltre un velo di bruma il bosco ritagliato; più in alto un taglio di cielo, l'odore del risveglio nel profilo del borgo, poi più in là grovigli di colline ancora un po' accigliate, e molto più in là oltre il margine del foglio lamina il mare.
Poi convogli di solitudine le nuvole, forme di silenzio, nere. Scende. E' pioggia oggi. Cadono le ore sulla schiena del giorno che s'incurva ed è un suono sordo, sottile e gocce, cadenze di parole nel rumore. Il prato intanto si riposa, ascolta. L'erba, le foglie in un walzer di vento là nel passaggio stretto un faggio colto impreparato s'adegua si attiene alla forma dell'acqua, si piega; nel fiore nell'attimo un insetto misura la saggezza dell'acqua modifica l'assetto, riaffiora. Come in un paesaggio netto, anch'io fuori nel passo dopo il passo che misuro; allora smetto, rientro in me e in questo momento in questo miraggio, in questa pioggia, resto. |
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