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al testo di Carlo Ricci
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La primavera che tarda è un esilio di finestre chiuse. Le pareti del caseggiato sono un po' scrostate una voce da sotto chiama. Va sù per la grondaia ma c'è un rispondere nascosto. Dov'è il rampicante che ricuce le crepe del trascorso? Nessuno
esce a sgrossare il silenzio in un rinascere che smuova le cose. Il glicine è ancora un rameggiare lento e stiamo qui a raccogliere un accenno. A lanciare un sasso sul vetro. Sei tu, aspettanza
quel lume sull'abbaino che brucia così piano? |
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