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Quando non udir pi quella voce

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Quando non udirò più quella voce

come un rintocco sul calar della sera

come un grido di rondini

e l’impennata di un’onda sulla scogliera

 

quando spierò dietro l’angolo

quel passo in un passo diverso

e un sibilo sottile tra le foglie fitte

interrogherà la luna alta nel cielo

 

quando non sentirò un canto levarsi

e la terra ora giaciglio tornerà culla

quando non ascolterò quel silenzio

più potente del fuoco e del vento

 

quando avrò giorni senza arcobaleni

e sogni con le ali ferite e sere

come finestre chiuse sul mare

e stanze affollate da nuove ombre

 

quando parlerò senza più domandarmi

se è lì che m’ascolta

e non cercherò altre verità

se non quella che dimora nel mio cuore

 

quando il pianto sarà inconsolabile

e solo la pioggia saprà dissetarmi

quando i miei occhi saranno i suoi occhi

ed i suoi m’indicheranno ancora il cammino

 

quale sarà il senso del mio viaggio?

 

 Dedalus - 14/06/2021 21:08:00 [ leggi altri commenti di Dedalus » ]

Una sorta di interrogativo aperto: "quale sarà il senso del mio viaggio?", "quando..." le tante cose che sono la parte viva ed incisiva del viver della poetessa saranno svanite o diverranno senza più rilevanza. È quasi una scommessa con la vita quel fine, cui nessuno può rinunciare, d’un dignitoso vivere, quello che ci porta a guardare sempre dietro l’angolo pieni di speranza per quella fitta trama di percorsi interiori, di relazioni interpersonali e di quel rimettersi in gioco giorno per giorno. Ed ecco che l’interrogativo dell’autrice prende forma e diventa mastodontico gigante: "a che pro questo cammino?" L’interrogativo nasce insieme all’uomo e sin dalle prime luci l’essere umano inizia a porselo. Scrittura veramente superba che spinge ogni essere a riflettere. Ottima composizione.

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