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al testo di Gil
Gioia degli anni
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Ci fu un gennaio già freddo a onore dell'inverno inoltrato il silenzio dei cortili legava tra loro i muri delle case e i portoni avevano ancora il verde dei legni, l'ottone restava al pomello.
Non ci fu una grande sorpresa né lo stupore del dirsi una stanza ad accogliere l'errore del sesso con accenti che furono d'alfabeti portati in dote a una lingua messa a radice in una terra rivoltata col pianto.
Era la mia generazione, inquieta nel muoversi dentro l'alveo prima della luce un segno profondo che tagliò la memoria bagnando il tempo con l'insolenza del mito.
Ci fu un tempo di gravi respiri e di occhi in discesa d'albe insicure di chiari, anime che avevano perdute le ali in quartieri dove già il suono del nome inseguiva la storia.
Ciò scrivo ancora a futura memoria di fiori lasciati a sfiorire sul marmo.
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