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Per questo ho vissuto

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«Quel giorno ho perso la mia innocenza. Quella mattina mi ero svegliato come un bambino. La notte mi addormentai come un ebreo.»

 

Non ho letto questo libro, sottotitolato: La mia vita ad Auschwitz-Birkenau e altri esili.

Tuttavia ho voluto proporlo all’attenzione dei lettori perché questo pomeriggio, 24 gennaio 2013, di ritorno da una gita scolastica con un gruppo di ragazzi adolescenti, dopo aver pranzato, mi sono seduto per un attimo in poltrona a riposare, ho acceso la radio e mi sono trovato fortunosamente ad ascoltare l’intervista a Sami Modiano – autore del libro qui proposto – su Radio 3, nel corso del programma Fahrenheit. Sono rimasto incollato all’altoparlante per tutto il tempo del suo racconto, anche l’intervistatrice ha pensato bene di farsi leggermente da parte e di lasciarlo parlare a ruota libera; dire che le sue parole siano state commoventi sarebbe come svilirle, sminuendone il messaggio, parole che sono la ragione stessa della sua vita e che, infatti, ritroviamo nel titolo del suo libro: “Per questo ho vissuto”. Un titolo che riassume il senso di un’esistenza.

Sami stesso ha detto, durante l’intervista, che non aveva la benché minima intenzione di raccontare la sua dolorosa esperienza, proprio perché il farlo avrebbe riattualizzato il suo dolore, come una condanna che si ripete, ma anche per la paura di non essere compreso nella portata della sofferenza sperimentata. Così per molti anni ha scelto il silenzio, finché, otto anni fa, sotto pressione di alcuni amici e della moglie, ha deciso di provare a raccontare la sua vita, di adolescente tredicenne deportato in un campo di concentramento, a un gruppo di ragazzi; alla radio, la sua voce pacata ma ferma, ha detto che quella notte non riuscì a dormire e, finalmente, capì perché era sopravvissuto a tanto male, abbandonato durante la “marcia della morte” ai lati della strada, svenuto in uno stato simile alla morte, salvato dai russi, in particolare da una dottoressa che si era ostinata a rimetterlo al mondo, era sopravvissuto per raccontare, perché l’orrore non si dimenticasse e non si ripetesse.

 

E’ la prima volta che propongo un libro senza averlo letto, ma essendo un libro autobiografico e avendo io ascoltato l’autore e la sua originale e sincera testimonianza dalla sua viva voce, non posso che pensare che questa sarà una lettura adatta a ragazzi e adulti, un modo per non dimenticare, un modo per dare voce a un uomo sopravvissuto per ognuno di noi.

 

Riporto la descrizione del libro tratta dal sito dell’editore:

 

“Come tanti sopravvissuti all’Olocausto, per molti anni Sami Modiano è rimasto in silenzio. In che modo dare voce al dolore di un’adolescenza bruciata, di una famiglia dissolta, di un’intera comunità spazzata via? Nato nella Rodi degli anni Trenta, un’isola nella quale ebrei, cristiani e musulmani convivono pacificamente da secoli, Sami non conosce la lingua dell’odio e della discriminazione. Ma quando le leggi razziali colpiscono la sua terra, all’improvviso si ritrova bollato come “diverso”. E a tredici anni, nell’inferno di Auschwitz-Birkenau, vedrà morire familiari e amici fino a rimanere solo al mondo a lottare per la sopravvivenza. Al miracolo che lo porta fuori dal campo non seguono tempi facili: Sami si ritrova in prima linea con l’esercito sovietico ed è poi costretto a fuggire a piedi attraverso mezza Europa per poi giungere in un’Italia messa in ginocchio dalla guerra. Dopo due anni di lavoretti malsicuri e pessimi alloggi, ma rallegrati dagli amici e dalla scoperta dell’amore, appena diciassettenne Sami sceglie di nuovo di andarsene, questa volta in Congo belga. Qui gli arriderà il successo professionale ma lo attendono nuovi pericoli, allo scoppio della guerra civile.

La storia di Sami Modiano è una trama intessuta di addii e partenze alle quali lui ha sempre opposto la determinazione a riappropriarsi delle sue radici, a dispetto di chiunque abbia provato a strapparle. Ecco perché oggi, a settant’anni dal suo arrivo al campo di sterminio, Sami sente di essere sopravvissuto proprio per essere testimone di quegli orrori e raccontarli. Lo fa con un libro semplice fino all’asperità, commovente perché portatore di una lingua universale. Figlia delle ferite che dividono i popoli e della speranza che li vorrebbe unire.”

 

*

 

Notizie biografiche sull’autore

 

Sami Modiano è uno degli ultimi sopravvissuti di Auschwitz. Da otto anni porta nelle scuole medie e superiori di tutta Italia la sua testimonianza ed è più volte stato protagonista dei Viaggi della Memoria, grazie ai quali ha accompagnato numerosi gruppi di studenti nei luoghi dell’Olocausto. Da tempo si occupa della sinagoga di Rodi per tenere in vita la storia della sua comunità. Questo è il suo primo libro.

 

Guarda un breve video: Sami Modiano, ad Auschwitz, racconta la sua esperienza…

 

Leggi i commenti di alcuni ragazzi che hanno potuto ascoltare il raconto di Sami Modiano

 maria pia quercia - 25/01/2013 21:22:00 [ leggi altri commenti di maria pia quercia » ]

Sono una donna di 40 anni a scuola media come libro di narrativa ho letto Anna frank e il films di benigni la vita è bella mi ha colpito molto, ma sentire e leggere la sua storia è qualcosa di veramente travolgente ho pianto tanto e come se in quel momento stessi vivendo io quelle situazioni,lei ha avuto molto coraggio ed è bello che faccia conoscere hai ragazzi di oggi ciò che è accaduto, vi mando un grosso abbraccio e mi ricorda tanto mio nonno che mi raccontava il passato e i momenti che si vivevano....grazie per avermi dato delle belle emozioni con affetto Maria Pia

 Narda Fattori - 25/01/2013 19:34:00 [ leggi altri commenti di Narda Fattori » ]

Ormai anche gli ultimi sopravvissuti incontrano l’ora finale; non ci sarà più nessun numero tatuato sul braccio, nessuno a raccontare che erano come bestie stipate sui carri bestiame, che erano affamati ed umiliati e percossi ... poi bruciati in un fumo di carne scarificata. Nessuno dirà degli assurdi esperimenti del dottor Mengele.
No, questo non deve accadere. Ora tocca a noi portare questo peso e testimoniarlo, anche indirettamente, perché la storia ha la macabra tendenza a ripetersi e mai più deve capitare una simile lunga ragionata atrocità.
Benvenute tutte le testimonianze, di queste ci faremo scudo contro la brutalità, la malafede, l’ignoranza, la sopraffazione.
nf

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