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al testo di Rosetta Sacchi
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Le mascherine le fronde accoglienti le voci. L’alito di brezza sottile che anima il cielo. Armonica simulazione dell’inno alla gioia.
Ora navighi il mare senza ferri alla caviglia. Un tempo gemente osservavi il panorama dietro un cancello.
E il bene provato (condensato) è dentro scarne parole? Negazione d’una luce che pure mutava in sorriso balsamo sulle ferite dell’anima.
Ora scivolo dentro una definizione e resto sul fondo battezzata errore d’un pensiero peregrinante. Voci, garrule voci, abbracci moine nel tuo cielo affollato di colorati aquiloni. Tu con in pugno la tua libertà mentre io vivo d’esilio.
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