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al testo di Ferdinando Giordano
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Ragionando sulle consonanti mente e finestra stanno all’unisono, direi che ti avverto dichiaratamente imposta da me per il mio bene. Già la finestra paga il suo scuotimento vento a terra nella corrente sonorità del locale DUM a ripetizione. Il battito è un viandante sotto melliflue spoglie: dice che siamo in corso ma nasconde il bivio e il crocicchio dove i segnali anticipano le informazioni. La mente è la mia porzione del mondo o la sua pozione quotidiana. Se ne sbatte l’anta come l’alfabeto diventi un campo di malesseri: è in noi un maggese secondo la pratica delle scarpe grosse. Il cervello fino riposa mosso in superficie dove la bocca ara sacrifica i nessi o li dissangua. In noi la percezione è nel senso fai da te: lì ti dirigi, lì ti eseguo in canto.
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