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Lettera a Babbo Natale

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Caro Babbo Natale o San Nicola? Come preferisci essere chiamato? Quest’anno credo di aver fatto il bravo, o almeno così mi dicono. Ho studiato tanto e mi sono laureato; i miei parenti sono davvero tanto orgogliosi, mi dicevano sempre “studia figliolo”. Ora io non so avevano proprio proprio ragione, ma certo non voglio mettere in discussione la loro parola! Però, mi dispiace dirlo ma qualche dubbio mi rimane. Vedi, caro Babbo Natale, io ho come l’impressione che noi giovani studiamo perché non sappiamo proprio che fare, siccome abbiamo tanto tempo da spendere ci piace immaginare il nostro futuro e vogliamo proprio che sia bello, sogniamo ad occhi aperti e pensiamo che un giorno saremo Ingegneri, Dottori e Architetti! Anche perché, diciamocelo, nel presente è proprio brutto sognare. Se non ci credi prova un po’ ad accendere la televisione o guardare i giornali ogni tanto?! Vedrai solo facce tristi, politici distratti dalle loro faccende e strani indici economici accompagnati da parole come “Spread, Bund, Bot, PPT”, una signora alla televisione ha detto anche che siamo “Choosy”, mah, cosa avrà voluto dire?; in ogni caso, io dico, queste parole le ha inventate l’uomo, perché le ha scelte proprio così? Suonano così male! Sembrano prese da un fumetto; sai, quando c’è il cattivone di turno che picchia un povero innocente sfortnunato: “Stonk”. Ora, a me piacciono i fumetti, ma ho sempre saputo che non sono la vita reale e che Batman non arriva sempre a punire i cattivi. Comunque, scusami per questa piccola digressione ma come vedrai non è stata per niente fuori luogo; allora, dicevamo: il presente. Non solo è brutto sognare ma è assai difficile starci. Mi dicono che devo essere produttivo e che se non sono produttivo non lavoro. Ora, scusami se ti posso sembrare un pochino volgare, ma quando vado in bagno la mattina produco qualcosa, io mi sento produttivo! Ma la produttività che cercano da me è un’altra, personalmente io non l’ho capita tanto bene: produttiva è una macchina, un robot, un utensile che deve realizzare una determinata cosa in un determinato tempo; le macchine e gli oggetti sono al nostro servizio. Ma una persona? Si può essere al servizio di qualcuno come il mio telefonino lo è con me? E’ quindi quello essere produttivi? Ma se il mio telefonino domani si rompe, o diventa troppo vecchio oppure non mi serve più io lo butto via! Quindi si può fare questo anche con le persone? Tu cosa dici? Io mi ricordo un vecchio film dove un simpatico signore con i baffi avvitava bulloni in continuazione proprio come farebbe una macchina, si incastrava negli ingranaggi e veniva sgridato dai suoi superiori. Mi sembra si chiamasse Tempi Moderni: era molto buffo e mi faceva tanto ridere, ma adesso mica tanto sai, mi fa quasi tenerezza. Mi devi scusare se ti scrivo certe cose e non sono tanto esaustivo nelle spiegazioni, ma è semplicemente perché non le capisco, ma ti prometto che per il prossimo anno mi informerò meglio! Quindi, insomma, mi sento un po’ confuso, mi impegno e sogno per il futuro un sacco di cose magnifiche ma non so se lo faccio perché ci credo o perché il presente è così strano che forse è meglio distogliere lo sguardo. E in tutta questa situazione anche le persone sembrano sempre più strane, troppo indaffarate a mantenere il potere sulle macchine (o sulle altre persone, boh?), ad arrivare per primi, sempre di corsa, uno contro l’altro, in continua competizione per ottenere la loro fetta di soddisfazione. A me viene il dubbio che tutti lo fanno perché anche i sogni stanno cambiando e non sono più tali, ma sono diventati un qualcosa che si è trasformato in funzione di questo presente. Quindi adesso crediamo che per diventare Dottori, Architetti e Ingegneri dobbiamo azzuffarci tra di noi come succede nei documentari alla televisione, dove nella Savana i leoni e le iene lottano tra di loro per il loro pezzettino di carne. Ora mi torna in mente che un certo Charles Darwin scrisse qualcosa in proposito e sicuramente aveva ragione, è stato un grande scienziato, anche se a me piace credere che la scienza ogni tanto si può sbagliare, seppur di poco. In fondo siamo persone ed “errare humanum est” e lo stesso Darwin era uno di noi e pure lui avrà avuto i suoi sogni, almeno io credo, e forse, sotto sotto, sperava per noi anche in qualcosa di diverso. Ora vorrei parlarti un po’ del futuro ma a dire la verità non ho molti argomenti a riguardo e poi non vorrei confonderti ulteriormente con queste faccende. Caro Babbo Natale, venendo al dunque, da piccolo ti chiedevo spesso le costruzioni ma poi ho smesso perché sono cresciuto, ma a dire la verità quest’anno ho deciso di ritornare un po’ indietro nel tempo e chiedertele nuovamente. Da piccolo sognavo di diventare muratore.

 

Ti aspetto

 

Un abbraccio

Un ragazzo dai 19 ai 30 anni.

 Alessio Tesi - 07/12/2012 21:48:00 [ leggi altri commenti di Alessio Tesi » ]

Grazie Cristina. Purtroppo siamo la "prima generazione che sta peggio dei padri", ma non per questo possiamo dichiararci sconfitti, anzi abbiamo un motivo in più per dimostrare quanto valiamo. In ogni caso, essendo tu insegnante, hai un compito importantissimo di traghettatrice; fai sognare questi bambini finché possono e insegna loro a farlo anche attraverso la scrittura e l’arte in generale. Una volta che il paracadute è aperto basta una folata...

 Cristina Lastri - 07/12/2012 19:09:00 [ leggi altri commenti di Cristina Lastri » ]

Questa tua mi rimanda ad una doppia riflessione: sono madre di una laureanda, choosy, dal futuro incerto dal punto di vista che ben hai evidenziato, quello produttivo...sono anche insegnante e questo è proprio il periodo delle letterine a babbo natale, quelle dolci e disincantate dei bimbi...La tua è agrodolce, con quei tratti di sana ironia, che ci fa sorridere a dispetto della situazione. GRAZIE per avermi ricordato che c’è sempre una buona ragione per scrivere.

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