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al testo di Gil
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A questo sentire ho piegato le ginocchia mendicando lo sperma delle grandi occasioni e per te l'umido bagliore d'una prosopea d'albe. Se guardingo mi rigiro per caso sul desco del tuo guanciale schiamazzi di vulva accaldata mi cingono i fianchi. Non ho mai ceduto alla superstizione della costola malgrado io possieda un torace di mancanze. C'è sempre un buio che mi attrae dentro lo spazio tra un inguine e l'altro felice mi ci perdo con le dita spillando il ghiotto degli odori. Mi bagni per favore la fronte? Ho chino il capo dove tu mi sei madre di silenzi e di piacere. |
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