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al testo di Gil
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Il tuo nero, non dirmi dove affianco alla bocca il carattere e c'è ne siamo detti di santa ragione che poi tra il letto e i santi è meno ampio il dissidio di quel che pensiamo noi malpensanri o privi di quella viscerale tenerezza che prima del seno o del pube ama la misericordia delle mani - se penso a Baudelaire e al seno sfatto di quella sgualdrina mi ritrovo perfetto per un mio autoritratto. E ora mi ripeto: con te si fa oscena la mia perdizione- come il trucco forte di una vecchia signora nei suoi anni cinquanta riassunti in bianco da quelle sue calzature con il tacco alto e largo - ma eravamo già nel settantotto e i suoi anni cinquanta sembravano la eletta sul viso delle bigotte - eppure avremmo concepito un figlio ma a quale nome ricondurlo senza una lingua da angeli? |
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