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al testo di Rosetta Sacchi
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Stanco del proprio corpo e d’un acrobatico pensiero non più nuovi respiri sulla opposta riva ad incitare il remo
La mano il moto dell’acqua ed anche il vento nella sua boria vincono il silenzio che cade come drappo e cela la rinnegata gioia
al pari della collera la noia la tristezza su occhi che non vedono e bocche senza suono orecchie sorde naufraghe in un luogo dove nessuna mano simula carezze disegna abbracci
e separa labbra serrate al pensiero d’essere dove non può ma è sempre stato, testimone il sorriso acceso, un sole nuovo nella notte tarda, nella notte nera, nella notte di chi non esiste. |
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