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Silenzio a parole

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Poggiato alle pasque con l’agnello 

di glassa e mandorlato per tenere 

a freno la lingua al servizio degli occhi,

troppo vivace e già fonte di strepiti 

di lungo corso, stava l’uomo 

con la gamba incrociata alla caviglia, 

come se gli arti fossero inferiori quando 

si incontrano e superiori se si tengono 

mano nella mano.

Sia detto, perciò, che la coscienza del sè

non ha niente a che fare con i trascorsi 

della bocca ma da quelli toccati di persona. 

Diventa essere lo strepito e si cuce 

ai bronchi con il filo di fumo a piombo, 

proprio lì dove vorresti avere un bruco, 

segno che per introdurre echi nel silenzio 

occorre fragore di consunzione. 

Ossia ruggini dall’umido dei desideri 

che hanno fatto le balaustre in cuore.

Ma se si scioglie la caviglia, se la gamba 

funziona, al diavolo la posa, urlerà 

la pasqua in gola!

La mia generazione ebbe i fiori 

con millemila comunioni. Fine della concorrenza. 

Condivisione, perché la concorrenza esaspera 

la solitudine più della velatura nel fuori onda. 

Oggi decollano i pamphlet delle rivelazioni.

Per questo gli aereoplani creano il flusso d’aria 

necessario al volo mentre gli uccelli fanno meglio 

da stormi. Si dice sia capzioso ogni silenzio, 

ma dietro lo strepitio della memoria 

come nella dissoluzione dei sogni 

c’è un dialogo muto o un foglio 

che fanno le veci, messa in conto 

la potabilità della parola.

 

 Franca Figliolini - 14/03/2024 09:58:00 [ leggi altri commenti di Franca Figliolini » ]

io, come sempre, studio, e imparo. un bacio

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