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al testo di Simonetta Sambiase
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Delle storie di Strano il topolino che amava la tua cioccolata e dei tre baci che chiudevano la buonanotte -serena superstizione di una pellaccia atea- accoglierai i ricordi, figlio mio? Non vivono ombre nel tuo buio le ho messe in fuga. Ho accorciato e lucidato le mie unghie di vecchia spina per non ferire mai la magrezza della tua pelle e al cratere greco ricucito nel ventre, ho attaccato il primo sandalo che hai perso per strada. Patetica, ho riparato un vecchio paravento per le confidenze dette a voce d'occhi tra le costruzioni di mattoncini sciolte nelle lenzuola assonnate -non si cade mai da un letto familiare-. Son diventata un rintocco docile, l'orologio del disordine mi decellera i battiti ma tu ne hai serrato il ritmo ed ora che la marea del latte e biscotti si è ritirata con un bulino incido in controluce il profilo tavoliere dell'adolescenza e dei pantaloni scesi alle mutande. Ti ricorderai, figlio mio, che te le stiravo io? |
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