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al testo di Simonetta Sambiase
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Nascosta ho messo il piede fuori dal mondo rovesciandomi come una contorta zattera di meraviglia ma la voce era una smorfia che faceva capriole e orfana ho incontrato la tua schiena. Tu hai lottato, invadendo ogni memoria e cellula di carne riducendomi a orgasmo da letti veloci e sei cresciuto come cancrena ed io son così nuda e pesta. Nel tuo disordine mi son lasciata sconsacrare mi han gettato un panno nero sulle braccia urlando al ventre vuoto disgrazie e malanni affinché imparassi ad obbedire ad ogni resa. E ora ti graffio di liberarmi da ogni misura che accartoccia questo limbo mi gridano: estinguiti lasciati intrecciare come le altre e posati inarcando le gambe. Ma tu mi dicevi che a stendersi su di me si fà fatica come lavarsi con acqua contaminata come tingersi le mani di troppo viola come immolarsi per una preda già vinta. Nessuno, nemmeno gli uccelli sui sassi si lasceranno carezzare in fondo le strade diverranno cieche mutilate dalle radiazioni del disamore mentre tutt'intorno si continuerà a benesistere. Rientrerò con occhi bassi nel mio armadio come in una bara tagliando il legno con le mani nude per farne bacchette da radbomante e nell'acqua di un pantano, rinascerò matrigna. |
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