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Zompa la mamma zompa la figghia

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ZOMPA LA MAMMA ZOMPA LA FIGGHIA


Quanno torna a la casa re campagna,
lu’ zappatore pe’ primma cosa magna,
po’ se scola ‘nu peretto re vino,
e se ne vace a dorme cu la faccia supina,
pirichè ronfa ca’ pare nu mulino.

La mugghiera, ‘nzimmo a lu suppigno,
‘ngoppà ‘na pagliara re fieno pe’ lu ciuccio,
se cunzola cu’ lu vualano re lu fattore,
ca’ ogne sera s’annasconne per affà l’inciuccio.

E ‘ncuntrannese accussì ogni notte,
ha fatto tante re li ccorna a lu marito suovo,
ca’ si le mettessemo tutte ‘nzieme
putesseme enche pure ‘na votte.

A lu chiano re sotta, la zuriedda,
ca pigliao ra’ la mamma ca era bedda,
quanno la mamma saglìa ‘ngoppa,
e lu ffacìa sempe alla stess’ora,
facià trasi int’à lu pagliari,
Giuvannino lu figghio re lu pastori.

Capita sempi in ogne famigghia,
ca’ quanno zompa la mamma,
zompa pure la figghia.

Catello Nastro

TRADUZIONE

Quando torna a casa il contadino, al tramonto, si siede a tavola, mangia, si scola un fiasco di vino e poi se ne va a dormire supino per non disturbare col suo russare. La moglie, appena questi dorme, se ne scappa nel sottotetto per andare a fare all’amore con guardiano del fattore che l’aspetta a braccia aperte. Ogni sera si ripete la solita storia e se volessimo contare tutte le corna che la donna ha fatto al marito, potremmo addirittura riempire una botte.. Al piano di sotto, la figlia giovinetta, che era bella come la madre, si appartava col figlio del pastore nel pagliaio e lì facevano all’amore. Un vecchio proverbio cilentano dice che in una casa quando si concede la mamma, si concede pure la figlia…




 Loredana Savelli - 09/04/2011 08:16:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Si rischia di fare di tutta un’erba un fascio. Ma la cultura popolare generalizza sempre. Riporta tutto a principi semplici (e quasi sempre ci prende).
Spiritosi questi aneddoti (li reinventi?)

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