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al testo di Simonetta Sambiase
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Da giorni si conta. Si mettono i numeri a perizia, robusti come le corde degli impiccati sotto le forche, più in basso delle cave delle talpe, come rottame di zingaro, il resto dell’Altro. Non è detto che sia sera o estate, che sia questo il mestiere in cui le casse azzittiscono, che bisognia rallentare come l’urto ad un incompreso: no, nulla da fare, il ritmo non è esatto, non c’è tono, non c’è contatto. Si aspetta. Arriverà il plauso per rovistare le somme della carità, che si gettano ai resti delle zattere volti profughi rassicurati dalla cortesia, - perché gli sbagli sono sempre degli altri-. Inattuati, si mostrano i denti bianchissimi , e s’incassa la milizia della buona famiglia che parcheggia la mobilia preziosa come un ecomostro su una spiaggia illibata. Adesso si capisce, la forma della ragione ha il feltro di un portafogli si modella come piramide di fretta le prime pietre magari gridano schiacciate ma nessuno vuole ascoltare l’offesa. O forse il contrario. E’ l’atomo del primo soldo a sfondare ogni corazza perfora e buca e passa nei tubi, sei soldi l’ora sei soldi un'ora clandestino da gas, come una decomposizione di quella che era stata una crosta (ghigno) d’altruismo. |
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