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LO SCHIANTO

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Una lastra.

Se non ti avessi visto 

con questi occhi bicicletta

innamorato 

girare con il suo peso al contrario

a sorriderti senza affanno,

e girare ancora, 

avrei dato la metrica del bugiardo

a chi veniva a parlarmi ancora di te.

Disanestesia,

mi spezza il fiato

e il ritorno dall'ultima pagina della fiaba

è una strada ferita di lupi chiodati

assai lunga, con gradini instabili.

e pozzanghere di pensieri vortici.

Combaciamo, 

mi potresti ancora piegare,

nell'unico corpo che siamo stati,

perlustrarmi con un peccato robusto

riversare l'inclinazione del mio angolo giro,

mentre ti trascino in una provocazione, 

ti circondo, mi circondi

e mi chiami castigo di Dio.

Ma Dio non punisce le acque inaridite, 

e ti racconto storie d'insonne

e fulmini nei capogiri

(perché non ho portato una bottiglia di bianco?)

Troppo lavoro.

Un nuovo soprannome, una quiete così fredda

e m'involvo in un assolo

una lógica mente che mi investe 

e mi spacca  a terra 

una copia doppia,

elusa, abbandonata, svergognata.

mentre una giovane figlia femmina

ti saluta afroditica

tra i cespugli infestati dalle coccinelle

che ho dimenticato di potare.


 Maria Rosa Cugudda - 01/05/2011 00:03:00 [ leggi altri commenti di Maria Rosa Cugudda » ]

Particolarmente apprezzata e condivisa!
ricambio il saluto e grazie per il tuo commento.

 Nando - 24/04/2011 12:44:00 [ leggi altri commenti di Nando » ]

Quello che colpisce è la selezione delle parole: lucida nella propria consapevolezza, cruda pur nell’apparente delicatezza.
Serena Pasqua

 Meth Sambiase - 22/04/2011 19:29:00 [ leggi altri commenti di Meth Sambiase » ]

Vi ringrazio e colgo anche l’occasione di augurarvi una Pasqua serena.

 Loredana Savelli - 22/04/2011 08:39:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Bella, linguaggio potente. Un grande dolore ma sopportato con dignità.
Un saluto.

 Giorgio Mancinelli - 22/04/2011 08:26:00 [ leggi altri commenti di Giorgio Mancinelli » ]

Grande Meth,ti leggo e ti rileggo dall’alto in basso e viceversa nascosto dietro l’angolo dei miei pensieri, senza parermi il tuo un canto di cigno, ma la febbrile linea di un disconoscimento senza speranza, o forse di disillusione cercata, quasi ambita, che lascia pulsare il sangue lì dove più batte il dolore, o forse la rabbia che non riusciamo a dire, che vorremmo dire. E tu ci riesci sempre nel modo più inopportuno, scagliando le tue parole che pesano come pietre. Ma il canto risulta accattivante, di una bellezza quasi lirica.

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