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al testo di Gil
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Noi conoscemmo la mestizia delle ore quando velano gli occhi con l'opachezza della morte che rende estranea nel dolore la memoria d'un'antica sorte al varco degli archi tra i ginocchi. Non vi è stanza al mondo che contenga fino in fondo il mistero e la vita sfugge, appare che non appartenga al corpo sfatto da una malattia avita che è quella di essere un giorno nati dentro un tempo di giorni già malati. |
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