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Lo vedevi arrivare
vestito da professore di sinistra
extraparlamentare anni settanta
sedersi al tavolo tondo di fòrmica rossa
e mettersi a scrivere su fogli di carta
formato protocollo. Allora
per me era come assistere
ad un evento che aveva in sé del prodigio
simile ad un fan che incontra il suo beniamino.

Oppure la studentessa universitaria
cappotto di cammello, piena di libri
la borsa di greco e latino e chissà che altro ancora
probabilmente perdutasi in un autismo memtale
eppure capace di riflettere l'imfinito
nei suoi occhi mentre di fuori dal bar
guardava un tiepido cielo
prima del tramonto dell'ultimo sole.
Così ancora ricordo la prima visione
di un lenzuolo macchiato di sangue
sul marciapiede del lutto suicida

e furono quelli gli anni
della mia formazione di vita e chissà
che non furono ancora quelli gli anni
che i letterati un tempo chiamavano
dell'educazione sentimentale. Ricordi
diventati ora i pascoli verdi del mio tempo
dove un po' più giù è sceso quel cielo
che appariva una volta
un lontano orizzonte di vita.

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