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al testo di Graced
Limes
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Desiderio d’evadere… aspettare m’azzera il respiro, la monotonia che mi contiene non mi fa sentire viva. Ogni mattino guardo ad oriente nella speranza che sia una giornata assolata e colma di luce, ma non è mai così. Devo solo pazientare: _questione di tempo_ Attendo passi la tramontana che alimenta questo gelo che lede il cuore. Io e te non costruiamo mai, siamo figure in controluce atte a creare illusioni. Non potrai più negare le tue fughe di sempre, sarò io ad andarmene da questa strettoia che confina i miei giorni in un inverno infinito. Grazia Denaro
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Franca Colozzo
- 23/05/2020 01:31:00
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Il "limes" che non si tollera più a volte è quello che ci stringe dentro una morsa di ansie e di paure. Laltra persona spesso è solo immagine da noi riflessa verso lesterno. In verità vorremmo fuggire da noi stessi e da quel vago senso di vuoto o di macchinoso silenzio che ovatta questi giorni di noia. Il "limes" non è altro che quella fuga immaginata nella nostra mente e difficilmente realizzabile: LA FUGA DA NOI STESSI.
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Salvatore Pizzo
- 22/05/2020 01:24:00
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Dicono che i confini siano limitazioni marcate al solo scopo di essere attraversate, tagliuzzandole fino al punto di farle venire meno. Ma, in questi tuoi versi, mia cara Grazia, il varcare un limes è un po come darci un taglio per attraversarlo in un senso che non prevede ritorno. Del resto, come si fa a non fuggire da una stagione eternamente ghiaccia? Molto ma molto apprezzata: una tua perla lucente. Un abbraccio
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Arcangelo Galante
- 20/05/2020 08:39:00
[ leggi altri commenti di Arcangelo Galante » ]
Se non ricordo male, “limes” è un termine latino dal significato originario di «sentiero, strada delimitante un confine tra due campi»! Pertanto, a mia modesta interpretazione, il testo suggerisce una spinosa situazione sentimentale che imprigiona l’anima, impedendone appieno la libertà nel soddisfare desideri, i quali sono divenuti incerti, a realizzarsi. E la superiorità nel trovare un’uscita agognata, ricorda, proprio col titolo, una barriera, uno schermo invisibile, attraverso il quale si nota la potenza di una legittima emozione che strugge e non concede tregua, allorché la poetessa la narra, nei versi. Cosicché, l’io dimostra di essere succube di tale “confine”, ma di saper attendere il momento propizio che giungerà a liberare colei, oramai stanca di essere rimasta chiusa in uno scrigno di illusioni. Questo tuo componimento, cara Grazia Denaro, mi è piaciuto particolarmente, poiché cè un’ottima capacità di saper “narrare” il cuore delle cose. Romanticamente, ti saluto, e grazie per avermi letto.
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