Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)
Poesia della settimana
Questa poesia è proposta dal 26/03/2012 12:00:00
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5 tanka da La nuca di Maitreya
di Makiko Kasuga
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Il tanka è una forma metrica tradizionale del Giappone, meno noto in Occidente rispetto al ben più fortunato haiku. Eppure anch'esso ha avuto illustri estimatori tra i quali Borges fu il più noto. Formato da cinque unità, traslitterate nella nostra lingua in cinque versi di struttura 5-7-5-7-7, si caratterizza nella contrapposizione interna tra la prima terzina e il distico finale. Da una costola del tanka si è originato l'haiku che ricordiamo ha una struttura sillabica di 5-7-5, ereditando perciò da esso i primi tre versi. Rispetto all'haiku, con il quale è chiaramente affine, rivela una maggiore ricchezza lessicale e di suggestioni. Makiko Kasuga è probabilmente l'autrice vivente più celebre. Voglio qui proporre cinque suoi tanka, presi a caso, dalla bellissima raccolta "La nuca di Maitreya", Moretti & Vitali, a cura di Yasuko Matsumoto e Paolo Lagazzi, che tra l'altro si sono occupati anche delle traduzioni. Ciascuno dei componimenti è corredato di un piccolo commento alla maniera del Mumonkan.
Cadono le foglie di ginkgo senza sosta, scorrono in giallo! Lucente, l'eclittica splende lontano.
Splende lontano l'eclittica, ma il giallo, lungo gli incantevoli viali alberati del Giappone, scorre anche incessante e radente su ogni cosa che tocchiamo. Questo colore un tempo poteva essere indossato solo da chi apparteneva alla famiglia reale. Nell'antica Grecia invece lo indossavano solo i pazzi.
Nel cielo limpido in cui abitava il suono dell'anima, mille foglie nuove frusciano come uno sciacquio incessante.
Nell'incessante sciacquio non v'è foglia che possa morire. Se dunque la natura delle foglie è natura di non-morte, qual è la tua?
Nel giorno lungo, nuvoloso, schizza l'acqua dal tonfo dei fiori di camelia che continuano a cadere dai rami piegati.
Dal fiore viene l'acqua e dall'acqua viene il fiore. Causa ed effetto sono difficili da armonizzare nel giorno nuvoloso, ma se la mente è una, anche causa ed effetto saranno contemporanei.
Nel campo dove i lunghi steli di tulipano senza fiori oscillano senza sosta, sto guardando il vuoto.
"Poiché tutto è vuoto fin dal principio, su cosa potrà mai cadere la polvere?"
S'agita l'acqua, nel punto dove s'alza la fiamma sento tepore di mamma, anche se lei non c'è più.
L'acqua si ravviva in presenza del fuoco e ci si scopre provenire da un unico ventre.

[Ringraziamo Fabio Pasquarella per la cura della proposta di questa settimana]
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