:: Pagina iniziale | Autenticati | Registrati | Tutti gli autori | Biografie | Ricerca | Altri siti ::  :: Chi siamo | Contatti ::
:: Poesia | Aforismi | Prosa/Narrativa | Pensieri | Articoli | Saggi | Eventi | Autori proposti | 4 mani  ::
:: Poesia della settimana | Recensioni | Interviste | Libri liberi [eBook] | I libri vagabondi [book crossing] ::  :: Commenti dei lettori ::
 

Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

Poesia della settimana

Questa poesia è proposta dal 16/04/2012 12:00:00
Pagina aperta 2312 volte, esclusa la tua visita
Ultima visita il Sat Apr 20 19:57:00 UTC+0200 2024

Tre inediti

di Gian Piero Stefanoni (Biografia/notizie)

« indietro | versione per la stampa | invia ad un amico »
Invita un utente registrato a leggere la poesia della settimana »
# 2 commenti a questo testo: Leggi | Commenta questo testo »


MONTEVERDE NUOVO

una vita violenta

 

 

Ancora oggi

ne attendono il rogo,

ancora oggi

ne hanno bisogno;

tra i fiori e le mosche,

dentro la carne

che preannuncia il mercato.

 

“Pasolini frocio!”.

Scoppiando al suo sole.

 

Pasolini frocio!!”.

Nel cerchio sui manifesti.


(Poesia letta dall'autore il 2 aprile 2012 nella serata organizzata da LaRecherche.it: Pasolini e il teorema del sacro, relatore Emanuele Di Marco: guarda il video completo ; guarda la lettura di G.P.S.

 

 

 


PIAZZA DELLE CINQUE SCOLE

 

                                    per Stefano Gay Taché

 

 

Ho fatto quel che ho udito”.

Dice l’uomo, nell’illusione

dopo la preghiera.

 

Ma di tutte le cose mortali

restiamo noi le meno amate  

se anche oggi i colori ci scacciano

e gli uccelli sugli alberi non beccano

il cibo per loro riposto.

 

Perchè poi c’è la storia, e di tutti gli idoli

di cui ci siamo fatti immagini

la terra di cui non siamo stati coscienza

senza residenza nel ghetto.

 

 

 

 

NAVICELLE

Roma sotto la neve

 

 

Ma poi il volto d’ebete s’allarga,

si scopre prima di noi nel tempo

oltre la storia, ora che la sigaretta

nel ghigno lo acquista alla sua felicità domestica.

 

La deviazione, lo sento, è nel pensarci

con occhi che vedono solo il male;

dove del respiro il vapore si ferma

non ritrovando corpo a cui dare stanza

per quella Parola dalla cui memoria veniamo.

 

Eppure, non smettono di lanciarsi

in piccole volute d’anelli, i figli d’Asia

nelle piazze deserte; quietamente coincidono

per noi sconosciuti, lontani,

come risalendo da un solo sorriso

nella fissità di pupille indifese.

 

Sanno che vive di veglia la terra,

che proprio dopo, sempre ci aspetta

la carità chiamando dal presente.


# 2 commenti a questo testo: Leggi | Commenta questo testo »