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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

Poesia della settimana

Questa poesia è proposta dal 15/07/2013 12:00:00
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Il silenzio dipinto delle pagine

di Roberto Mosi (Biografia/notizie)

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Silenzio seducente del quadro

nel rumore di folla del Salone.

Scopro metafore fissate

tra le frasi delle immagini,

pittore senza arte, compongo

dall’arte di più pittori

da un frammento del mondo

da artifici di immagini

da prospettive inattese.

Comprendo, trasformo

catturo la mia pittura

penetrando nei quadri.

Dipingo con la parola

per pennello la parola

per trama la tela della parola

per colore il suono della parola.

 

 

Silenzio sonoro del porto.

Multiforme, potente unità

nessun confine, terra e mare

l’acqua penetra le case, oltre

i tetti gli alberi dei battelli.

Uomini spingono alla spiaggia

barche tra i flutti, la sabbia

bagnata riflette le chiglie,

specchio lucido d’acqua.

Una nave lontana nascosta

ora dagli edifici, sembra

avanzare in mezzo alla città.

Alla bocca del porto le onde

battono contro gli scogli,

uomini governano le barche

piegate ad angolo acuto,

al galoppo, veloci sul mare.

Altrove specchi d’acqua

calmi, in una bella mattina

dopo il temporale, i riflessi

degli scafi accavallati

sul profilo delle chiese.

Più lontano tratti neri,

bianchi di spume, di nebbia

compongono la carreggiata

dell’erta impennata

di una nave verso il cielo,

una carrozza che scrolla via

l’acqua all’uscire dal guado.

 

 

Silenzio ambiguo del ritratto.

Acquerello pieno d’incanto,

soggetto singolare, seducente

fascino da scoprire di giovane

donna non bella, il copricapo

simile a un cappello duro

orlato dal nastro color ciliegia,

la sigaretta accesa

nella mano coperta dal guanto.

Sul tavolo un vaso di rose.

Travestimento per il ballo?

Un’attrice di altri tempi

a mezzo vestita da uomo?

Tratti mascolini del volto,

forse un giovane effeminato.

Tristezza nello sguardo

posa piccante, provocante

da personaggio del teatro.

Libertà dalla normalità?

 

 

Silenzio d’acqua delle ninfee.

Cinque, sei tele per dipingere

passo dall’una all’altra

inseguendo l’attimo

la sorpresa dell’inatteso.

Punti d’osservazione diversi

per le stagioni dell’anno

il mese, il giorno, l’ora.

Una tela, un pennello diversi

al variare dei brandelli di cielo

il passare di una nuvola

l’improvvisa folata di vento

l’arrivo della tempesta.

La superficie s’increspa

s’infrange in piccole onde

si sgualcisce il telo di seta,

i colori si accendono vivi

si spengono, ombre di morte.

 

 

Silenzio simbolo di seduzione.

Danza il corpo segnato

da simboli misteriosi,

danza una rosa in mano

in attesa del carnefice,

danza davanti ad Erode

gli occhi accesi di brace,

danza per la decapitazione

sorreggendo il vassoio,

danza per la testa che brilla

di un’aureola di gloria.

Dipinti, acquerelli, disegni

si moltiplicano: la danzatrice

torna a sollevare il braccio,

a muovere i passi fatali.

 

Silenzio della pagina scritta.

Regno della lenta cognizione

per l’occhio educato alla pittura,

si stacca dal ritmo usuale

del tempo dello spazio,

nel laboratorio aperto

per la nuova creazione,

conquista una folla

d’immagini cospiranti,

convergenti in mille rivoli,

allontana di pagina in pagina

il soffio silenzioso della morte.

 

 

 

[ Tratta da Salon Proust, eBook LaRecherche.it, 2013 ]

 

 

 


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