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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

Poesia della settimana

Questa poesia è proposta dal 29/03/2010 12:00:00
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a minha páscoa / la mia pasqua

di Heleno Alfonso Oliveira (Biografia/notizie)

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Tragam-me do Oriente un traje muito quente,
um perfume raro e caro para o corpo,
dose dupla de ópio para a noite,
eu quero festejar a minha páscoa.

Tragam-me as brechas e as réstias
que no breu dos cadernos escreví
qual um Orfeu escuro amedrontado,
eu quero festejar a minha páscoa.

Tragam-me Madalenas sem Jesus
e rodas as perdidas sem remédio,
as que cantam fora das muralhas,
eu quero festejar a minha pascoa.

Tragam-me todas as blasfêmias
ditas por prazer e os esconjuros,
ais e gritos do amor enfurecido,
eu quero festejar a minha páscoa.

Tragam-me os satélites caídos no mar
assim como os pobres caídos nas ruas
do meu tempo rico de destroços,
eu quero festejar a minha páscoa.

Tragam-me a retórica do divino,
as várias fantasias dos profetas,
toda palavra sem eira nem beira,
eu quero festejar a minha páscoa.

Se não bastar tragam-me o silêncio
dos que não falam roucos de temor,
os que nunca beijaram a Palavra,
eu quero festejar a minha páscoa.

E se depois de interpelar heróis
ninguém vier, tragam-me brotos de Ipanema,
os putos magros do Brejo da Cruz,
eu quero festejar a minha páscoa.

Se brilhar ao vivo a minha morte
hei-de ver os anjos no azul
entre setas e raios rumo ao Sol
quando passar a minha páscoa?

E ao singrar serei um ou todos
como a poesia quase soletrou,
hei-de saber de mim e do universo
quando passar minha páscoa?

Se não souber o que será,
um outro sopro há-de contar
quem é uno e trino e uno
quando passar a páscoa?


*

la mia pasqua

Portami dall’Oriente un indumento caldo,
un profumo raro e caro per il corpo,
una doppia dose d’oppio per la notte,
che voglio festeggiare la mia pasqua.

Portami le ombre e gli squarci
che ho scritto nel buio dei quaderni
come un Orfeo oscuro ed impaurito
che voglio festeggiare la mia pasqua.

Portami Maddalene senza Cristo
e tutte le perdute senza rimedio,
quelle che cantano fuori dalle mura
che voglio festeggiare la mia pasqua.

Portami tutte le blasfemie
dette per far effetto e gli scongiuri,
sospiri ed urla dell’amore infuriato,
che voglio festeggiare la mia pasqua.

Portami i satelliti caduti in mare
e i poveri caduti nella strada
del mio tempo ricco di disastri
che voglio festeggiare la mia pasqua.

Portami la retorica del divino,
le varie fantasie dei profeti
tutte le parole senza peso e storia
che voglio festeggiare la mia pasqua.

E se non basta, portami il silenzio
di quelli che non parlano, rauchi di timore
quelli che mai baciarono la Parola
che voglio festeggiare la mia pasqua.

E se dopo aver cercato eroi
non venisse nessuno, portami le ragazze di Ipanema,
i bimbi magri di Brejo da Cruz,
che voglio festeggiare la mia pasqua.

Se la mia morte splenderà dal vivo
potrò vedere gli angeli nell’azzurro
fra saette e raggi verso il sole
quando passerà la mia pasqua?

E quando andrò sarò uno o tutti
come la poesia quasi ha rivelato,
potrò sapere di me e dell’universo
quando passerà la mia pasqua?

Se non saprò cosa accadrà,
un altro soffio racconterà
chi è uno e trino e uno
quando passerà la pasqua?


(Tratta da "Oropa França e Bahia", Edizioni della Meridiana, Firenze, traduzione di Andrea Sirotti)

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