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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

Poesia della settimana

Questa poesia è proposta dal 27/03/2017 12:00:00
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Diversa densità degli infiniti

di Fabrizio Bregoli (Biografia/notizie)

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FUORI CAMPO

 

Occorre sai conoscere il perimetro

i punti d’interesse e di sospetto,

disporre col riguardo ch’è prescritto

l’obiettivo alla corretta distanza,

regolare messa a fuoco e diaframma

secondo l’angolo e l’intensità

di luce, dosare attimo e contrasto,

salvaguardare il fulcro dell’azione

perché non si confini a lato o in ombra,

incidere con perizia chirurgica 

la regione esatta, fotosensibile,

ricostruire il verso dell’immagine.

 

Eppure ha un senso sai il fuori campo

quel pulviscolo che sguscia, quel raggio

che si rifrange sghembo, fende il prisma

scompone netto il ganglio delle cose.

Recrimina il suo spazio l’insondato:

succede in quei frangenti di silenzio

che rompe impercettibile una voce

o un labbro si schiude da un volto caro

inabissato al limite del tempo, 

con gratuità di mani che confortano

si riconcilia al torto, lo sutura.

Scopri che quanto appare inconfutabile

forma è rastremarne l’ombra, misura

d’assenza, vizio di luce che cura

la capillarità dell’invisibile.

 

 

IN PRESSOFUSIONE

 

Sgarbato solstizio che procombi

sul vetrocemento col tuo ovvio sole

che sghembo vellica di vetro in vetro,

lusinghi al paso doble degli acquisti,

il taglio esatto che ci circoscriva

sull’identico concavo di cielo.

Sobilla l’etichetta a quell’ardore

che occhieggia divertito alle vetrine.

 

Magliette delavate color sabbia

costumi che aderiscono decisi

colletto alla cubana, sahariana

il cappellino catcher in the rye 

il grigio un po’ sfumato dernier cri

nelle sue variazioni impercettibili.

Intatto campionario di doveri

d’assolvere con tutti gli imperdibili.

 

Primavera estate da collezione

che irreggimenta al corretto stile

d’uomo all’incanto, in pressofusione

calco conforme sempre nelle file.

Tocca aderire, preferire ancora

al taglia e cuci buono della nonna

ai suoi maglioni fatti su misura

un più modesto e lesto copia incolla.

 

 

ZERO AL QUOTO

 

Chi sa come t’immagini, se appanna

la tua linea esatta quel po’ di specchio

dove il vapore reinventa il mondo

mentre t’asciughi uscendo dalla doccia,

chi sa cosa resta di quel te impavido

che si scaglia come una profezia

sulle formule delle celle excel

e tutto inesorabilmente quadra.

Dicevi vizio, estro di simmetria

quello sdoppiare, sfaccettare il senso

quando unica è l’aria che si respira

per gradazioni appena più sbiadite

monocromie di soffocamento.

Così pensavi di quell’infittirsi

dei numeri da interi a relativi

quel loro suddividersi in frazioni

radicali e mantisse logaritmiche,

perché si progredisce tutti ad una 

diversa densità degli infiniti.

Nelle fessure della pece algebrica

che appiccica i numeri mosca a mosca

credevi vi fosse un tarlo di spazio

che tira le somme, o almeno conguaglia.

Dicevi, poi si fa piano la conta

ci si rassetta il riccio fuori posto

si bagna il labbro, quieti si ragguaglia

ci si schiarisce in voce e con la mano si 

fa buonasera, e più non ci si sveglia.

Si mette zero al quoto, tutto intero.

Si dice vedo: più non ci s’imbroglia.

 

 

[ Poesie vincitrici della III edizione (2017) del Premio Letterario Il Giardino di Babuk - Proust en Italie | scarica gratuitamente l'e-book del Premio: www.ebook-larecherche.it/ebook.asp?Id=217 ]

 


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