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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

Poesia della settimana

Questa poesia è proposta dal 07/05/2018 12:00:00
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Andare per salti

di Annamaria Ferramosca (Biografia/notizie)

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ora che mostro viso e braccia aperte

 

s’accendono i corpi le voci
più libero il pianto più intense le carezze
apro armadi nel petto e
vado per salti
dimentico zaino zavorra
virgole punti de-finizioni
tanto so che l’altrove
mi tiene d’occhio e

 

dorme la mia bambina delle meraviglie
ancora irrubata dal mondo
intatta nel suo pianeta
cosa devo farci io con questo spudorato pianeta
cosa devo farci con il terribile che infuria
con le solite frasi il solito sgomento
con quella spes ultima illusione
cosa devo farci pure con la poesia

 

tanto so che la nave
sta trascinando al largo
nel muto acquario dove ci ritroviamo
come all’origine nudi
finalmente originali miseramente
splendidi nel nulla

 

 

 

muto   questo mio periplo domestico

 

insonorizzato

chilometri

scrivania-balcone   balcone-scrivania

scavati

sperando in un sisma una deflagrazione

muri

per voce sola o

murales alla luna

solo questi compagni ho nella città

pure nel tratto

dalla stanza inquieta del sonno

alla porta del figlio do not disturb

 

nel solco affondo   mi sorreggono

il quaderno e i gerani

insieme resistiamo ai miasmi

nella stanchezza di fiorireoffrire

segni   un brancolare di mani di rami

mentre scolorano

il mio inchiostrosangue   i petali

 

 

 

materia di giganti

 

A passi lunghi si muove la gigante

Dovrebbe piegarsi per passare dalle porte

Lo so, dovrei piegarmi per stare sotto il tetto

La notte mi ha preso sconfinata

 

Carmen Boullosa

 

non so se materia di giganti

quest'altitudine che raggiungo in sogno

fluttuando su cuscini d'aria

e sono altissima   rarefatta   sola

sull'orizzonte sterminato   muto

 

a nuoto fendo le nubi   annaspo

nell'orrore del vacuo ma non precipito

ché il corpo insegue sincronico

un battere d'ali in stormo

canto su note percussive   fusa nel coro

nell'intesa si vola

 

rallento   resto indietro   mi dispero

mi sfugge la giusta rotta

la manovra di atterraggio

sotto di me ingigantisce d'amore

la madre

mia serena vertigine mia quiete

inarrivabile   raggiunta

solo per schianto

 

 

[ da Andare per salti, Arcipelago Itaca ]

 

 


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