Che ridicole, le pose vanitose
e disperate dei potenti. Quando
sono al centro della scena,
si mostrano sicuri ed arroganti -
cala il sipario e in un istante,
senza pudore, alzano al cielo
guaiti, pianti, penosissimi lamenti.
È universale l'umano affanno
per il tempo che implacabile
trascorre, ma la parabola
dell'uomo di potere disegna un arco
più misero, meschino - ché dietro
all'eroico trionfatore si cela
quasi sempre un querulo bambino.
*
a T. M.
E dimmi, dimmi - tu, cosa ne pensi?
Un tempo, neppure poi troppo lontano,
ci intendevamo, accomunati
dalla lingua della medesima tribù.
Veniva a tutti spontaneo, naturale,
opporsi ad ogni forma di abuso
e prepotenza. Perché poi tanti tra noi
si sono fatti sordi e ciechi,
appagati di appartenere
alla ristretta cerchia dei salvati?
Allora è vero che era solo
la coperta dell'ideologia
a tenerci al caldo, uniti.
Adesso che quella coperta
si è stracciata, ciascuno viaggia nudo
e ciascuno risponde per suo conto.
Il coro tace, si è fatto solitario il canto.
*
Vado cercando un'altra legge,
ma i costi per entrare
in quel regno misterioso
sono alti - li saprò affrontare?
L'altra legge, lo so, promette
meraviglie sconosciute,
ma implica una traversata
lunga, solitaria, dolorosa.
Si seccherà la gola, prima
di incontrare quell'umida fonte
luminosa.
[ da Tutto qui, Franco Marcoaldi, Einaudi ]