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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

Poesia della settimana

Questa poesia è proposta dal 16/11/2009 19:52:00
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J’eus en ma tête un souffreteux oiseau bizarre

di Marcel Proust (Biografia/notizie)

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(Traduzione di Giuliano Brenna)


Ho avuto nella testa un bizzarro uccello cagionevole
Che cantava meglio delle sorgenti, dei boschi
- Eppure tanto amavamo le loro voci solenni, -
Uccello malinconico e talvolta ilare.

Per la sua debolezza dovevo starmene al chiuso
Contro il freddo, l’aria sporca e piovigginosa delle città
Stava tra i fiori accanto alla rutilante fiamma
Quando l’inverno srotolava le sue desolate tele.

Ahimè ho di troppo aperto porta e finestra
Ho cercato il movimento, il piacere, parole oscure
Qualcuno era entrato, mortale alla purezza del suo sguardo.
Chi dunque era entrato? Il caro animale è morto.

Chi era dunque l’uccello? Quale celeste fiamma
S’è estinta, m’ha abbandonato alla volta del sole
Talvolta svegliato di soprassalto nel sonno
Che è la nostra vita, mi dico: «Era la mia anima».

Il sacro uccello è il nostro poeta, la nostra anima
L’anima è poesia. Ahimè l’uccello ha taciuto!
Piangenti sonnambuli carezzati o percossi
Verso quale meta corriamo, dimentichi della nostra anima?


*


J’eus en ma tête un souffreteux oiseau bizarre
Qui chantait mieux que les sources, que les bois
- Dont mous aimions pourtant les solennelles voix, -
Oiseau mélancolique et quelquefois hilare.

Pour sa faiblesse il me fallait être bien clos
Contre le froid, l’air sale et pluvieux des villes.
En des fleurs il restait près du feu qui rutile
Quand l’hiver déroulait ses désolés tableaux.

Hélas j’ai trop ouvert la fenêtre et la porte
J’ai cherché l’action, le plaisir, mots obscurs
Quelqu’un était entré, mortel à ses yeux purs.
Qui donc était entré? La bête chère est morte.

Qui donc était l’oiseau? Quelle céleste flamme
S’est éteinte, m’a délaissé pour le soleil
Quelquefois, en sursaut réveillé du sommeil
Qu’est notre vie, je me dis: «C’était mon âme».

L’oiseau sacré c’est notre poète, notre âme
Notre âme est poésie. Hélas l’oiseau s’est tu!
Somnambules plaintifs caressés ou battus
Vers quel but courons-nous, oublieux de notre âme?

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