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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

Poesia della settimana

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Poesie (2020-1997)

di Vittorino Curci (Biografia/notizie)

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NON ERO SOLO AD ESSERE SOLO

 

le domeniche sera guardavo sugli usci

tutte quelle angeline e antoniette

vestite di nero che piangevano a vanvera.

mi sentivo un treno che ferma in tutte le stazioni

 

avevo nutrito l’attesa pensando al futuro come

un grande noce davanti alla casa, e mi ero portato

un libro per cercarti, magari in un’isola segreta,

in una grotta oscura bagnata dal mare

 

era tutto così contrastato che il barbiere

zecchinetto, sobbalzando nell’orto dei nascenti

dove la parte cieca sanguinava sui miei fogli

quadrettati, smise di giocare

 

la vita mentale del testo era di così breve durata

che mia madre aveva un’altra – più velata – voce.

il moltiplicarsi delle strade

imponeva suoni stolti e sfacciati

 

[ dalla sezione “Fra lingua e voce” ]

 

 

 

INFINITO PIÙ INFINITO MENO

 

invece di una soluzione cercavano un colpevole.

sapevamo anche noi che la notte i ponti

restano in ascolto, ma questo non bastava.

la storia accelerava. i rivoltosi chiedevano

con urgenza una buona fornitura di cammelli

 

per farla breve non so se faccio bene a parlarne.

zolle sature di cielo azzurravano i sassi.

l’irrequietezza delle bestie

era l’ultimo dei pensieri. per farla breve

ci giocavamo tutto in un istante: così poco durava

il passaggio da un paese all’altro

 

verso sera la fontana cominciò a ragliare.

l’attacchino era circondato da curiosi,

l’aria sembrava più leggera. restava un mistero

cosa mettere insieme. una volta lo sapevo

 

[ dalla sezione “Liturgie del silenzio” (2017) ]

 

 

 

SABATO 6

 

sembra che nulla ci distolga

da peggiori momenti

quando i pensieri sfiniti del sesto giorno

vengono risvegliati dal candore di quelle

mani – bianca meraviglia

di una legge impromulgabile

nel silenzio dei luoghi

 

pietraia, lentisco, cenere – voce

fuori campo in un rude balbettio

di verzura – speculum indistinguibile

da una stagione all’altra

 

al buio ci gustiamo il sonno da svegli

ascoltando il vagito dei terreni arati

 

[ dalla sezione “Verso i sette anni anch’io volevo un cane” (2015) ]

 

 

 

[ da Poesie (2020-1997), Vittorino Curci, La Vita Felice ]

 

 

 


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