Il giorno prima di morire improvvisamente, il 25 maggio 2014, Liliana Toscano, postava su LaRecherche.it una poesia intitolata “E l’eco rispose”. Dunque, è questa l’immagine che di lei vogliamo ricordare: una donna china per l’ultima volta (ma per noi che la leggiamo è un gesto “per sempre”) su un foglio, mentre veste di versi le sue emozioni di persona viva, che canta la bellezza della Natura con emozione profonda.
La canta ininterrottamente, anche quando il dolore sembra sopraffare lei, gli altri e il mondo, perché coltiva la speranza e l’amore per la vita. La poesia, infatti, interviene sempre a riparare le ferite, a portare come un angelo un messaggio di pacificazione interiore. Liliana l’affida a versi cristallini e vibranti di commossa e commovente sensibilità, in cui spesso la fantasia inventa semplici immagini di tenerezza, o dà vita a delle piccole utopie capaci di sconfiggere “le parole amare dei miei nemici”, “false certezze ed immagini buie”, oppure trasforma in una fiaba colorata un doloroso evento.
Quando un poeta muore, le sue poesie sono il suo testamento più importante, quello che ne consegna la sua più intima verità. Perciò ringraziamo Liliana per i versi che ci ha donato, ma ringraziamo anche il marito, che ha voluto metterci a disposizione gli ultimi testi della moglie, ben sapendo che questo è il modo per onorarla meglio: consegnarla al futuro con la ghirlanda delle sue parole.
Il mio Angelo
Il mio Angelo oggi mi ha dato il sorriso,
messaggero di luce fa risplendere il mio angolo più buio,
messaggero d’Amore rinnova la mia amorevolezza,
messaggero di pace quieta il mio dolore.
Non sento le sue parole: è la mia voce,
non vedo il suo splendore: è la mia solarità,
non vedo il cangiare dei suoi occhi: è la mia bontà;
intravedo limiti e forze: è la mia umiltà,
vedo una mano tesa che mi dà respiro: è la mia perseveranza,
vedo i suoi vestiti, hanno il colore del Cielo: è la mia semplicità.
Strumenti angelici mi ricorderanno di te nel tempo che verrà.
Con un passo di danza
L’orizzonte era un abito da sartoria,
i puntini del cielo hibiscus sfioriti,
e la gattina nell’astronave, piccola e infelice.
Fu così che lei, inevitabilmente, si avviò
con un passo di danza verso il mondo.
Lì le regalarono un a-b-c a colori,
per far sì che non restasse muta.
Di fronte agli sguardi assenti,
lei ringraziò, ne fece un aquilone a tre punte,
e lo fissò ad una stella.
Il vento portava lontano coriandoli rosa:
erano le sue scarpe da ballerina che si sgretolavano,
fragili come il tempo.
Lei guardò l’aquilone a tre punte
e sognò un orologio a linee rette,
perché potesse fermare i secondi.
Il sogno non si realizzò mai,
e neanche quelli che seguirono,
ma poco male
l’aquilone a tre punte era sempre ad aspettarla
e a riappacificarla con la vita.
Il mio sorriso
Un giorno diventerò grande
e porterò con me il mio sorriso.
Le parole amare dei miei nemici,
perdenti nel buio della strada,
con note dissonanti mi proporranno
false certezze ed immagini buie.
E io risponderò con il mio sorriso,
ciò che teneramente posso donare.
E briciole di vita dolci ed armoniose,
compagne di amabili avventure,
ricorderanno i nostri sentieri,
dando voce a chi non ne ha.
Con il mio sorriso benevolo,
porterò gioia dove c’è cattiveria.
E briciole di pensieri amorevoli,
compagne dei vuoti d’amore,
illumineranno piazze senza luce,
portando baci e allegria.