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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

Poesia della settimana

Questa poesia è proposta dal 24/04/2017 12:00:00
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Il coraggio della parola

di Daniela Monreale (Biografia/notizie)

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*

 

Troviamoci a Dachau, a Srebenica,

allo schiudersi del sole

nel pozzo nero di Hiroshima,

e proviamo a muovere un fonema,

un birillo che sfidi non si sa che cosa,

dal momento che la cenere ha guastato

il sapore degli esseri viventi,

delle case e degli alberi,

e nella tomba rimane solo il gesto

di chi voleva l’amore del mondo

fino a morirne in solitudine rappresa,

fino all’ultimo avamposto di Masada,

dove il deserto e il cielo fecero a pugni,

quell’anno e quell’istante ancora

in cui non sappiamo la tragica

disconnessione dalla Bellezza,

quella catastrofe che di umana

stupidità si nutre

e giorno dopo giorno

ci appartiene.

 

 

 

*

 

Nel computo del maledetto caso

che frana sui volti

lasciati a mendicare,

io vado avanti

per folgorazioni

e non per equazioni,

serbo in grembo i dolori dell’uomo,

dell’animale e dell’erba solitaria,

come pasta di miele

per il mio bisogno

di ridere

senza ragione.

 

Intanto colleziono scarti e ribelli baci,

se non di labbra di contiguità

che mi fanno rivedere

la grana splendida del mondo,

la sua rara apparizione

quando la vita

si fa piccola nell’angolo

acutissimo di sguardi.

 

 

*

 

Sentire il bosco tra le dita,

schiuderlo al gioco, questo il mistero

che la vita incenerita strappa alla misura

e ritesse come un’armonia perduta

nel chiarore delle piccole cose.

 

Ecco la parafrasi della gioia:

un fresco precipitare,

una nenia di domande

nel grembo avaro delle risposte.

Quasi verrebbe voglia

di lasciare tutto al caso,

eppure nel campo disossato

si fa spazio una parvenza di foglie,

un verde interstizio tra le zolle malate.

 

Indole ancora pura del ricominciare,

che tra i pollici coglie la fierezza del seme,

la sua infanzia testarda nel voler crescere

in mezzo al niente.

Un diadema di rose

saranno le sillabe restituite, quelle che

sbocciano oltre la bocca serrata

dalla dimenticanza, dalla sterpaglia

del non dire mai che sei accanto

ad ogni fragile creatura, e così

poter mirare, vedere finalmente,

essere veramente un punto del destino

che osa pronunciarla, la parola.

 

 

[ Poesie seconde classificate alla III edizione (2017) del Premio Letterario Il Giardino di Babuk - Proust en Italie | scarica gratuitamente l'e-book del Premio: www.ebook-larecherche.it/ebook.asp?Id=217 ]

 


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