Nebel und Schwachsinn löst die Wache ab
die Zeit liegt faul auf elf und lange Pause
im Ohrenrauschen bin ich nicht zu Hause
die eingeschlafnen Himmel sind mein Grab.
Der Bäume leichter Zwischenhut ist schwächlich
und wie der Leichnam eines Säuglings schweigen Sterne
und lungenkranke Wetter, blaue Wärme
wie in der Pestzeit bleibt das Licht gebrechlich.
Wie abgesprochne Scherben selbst das Umgewandte
die neben mir erzählen frech am Tod vorbei
der Schädelmann im Auto frißt ein Ei
der Schlußstricht fragt, wer breite Wärme kannte.
Wo ist der Süden, für die weiten Beine
das heiße Holz, Umarmung weicher Fluß
ich sterbe hochgestreckt für jeden Kuß
zerreißt die Schwangerschaft, in jedem Herz sind Steine.
In ogni cuore ci sono pietre
Nebbia e demenza si danno il cambio di guardia,
giace indolente sulle undici il tempo e lunga l'attesa,
assediato dai rumori io non mi sento a casa,
i cieli addormentati sono la mia tomba.
Fragile è il semplice riparo degli alberi
e tacciono come il cadavere di un neonato le stelle,
tubercolotiche le stagioni, bluastri i tepori,
ristagna fioca come al tempo della peste la luce.
Sono come cocci rovesciati accordati in solitudine
a starmi vicino, raccontano sfrontati della morte trascorsa,
del teschio, che nel marchingegno l'ovulo divora,
che all'ultimo chiede chi conobbe calore più grande.
Io cerco il mezzogiorno, il legno rovente
per le gambe aperte, abbracciato dal morbido fiume
io muoio proteso verso l'alto per ogni bacio ricevuto,
e si squarciano le acque, in ogni cuore ci sono pietre.
[ Traduzione di Antonio Curcetti sulla rivista Anterem n. 99 ]