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Biografia di Giovanni Gentile [ sito web ]

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Valentina Nuzzaci - Redattrice pagina Cultura de La Gazzetta del Mezzogiorno
Prefazione al libro "Stronza come un assolo di contrabbasso"

Più che poesie, i versi di Giovanni Gentile sono delle pennellate di vita: il tratto non è di quelli frettolosi e la pressione esercitata dal pensiero sul foglio è di quelle decise, quasi coraggiose.
Il poeta compone una melodia sapiente che fa danzare il lettore sulle note di un nostalgico spartito musicale.
Gentile parla di amore e di donne: donne amate a tal punto da perdonare loro tutto il dolore che gli hanno inevitabilmente provocato. La sua è una sofferenza tangibile, così reale da riuscire quasi a mettere in imbarazzo chi legge: una pena del cuore descritta come pochi riuscirebbero.
Le poesie di Gentile sono libere da schemi predefiniti: la metrica è sciolta, il ritmo è incostante proprio come un flusso di pensiero spontaneo.
Sono versi consumati da esperienze concrete, di quelle che segnano, che ammaccano, ma comunque del tutto privi di risentimento, o di qualsiasi forma di malessere.
Il poeta racconta, ma non condanna. Ricorda, ma senza rimpianti.
Sembrerebbe un uomo innamorato dell’idea stessa dell’amore e del bello: le sue donne suggeriscono tutte un’idea di perfezione estetica, senza però fornire mai dei dettagli descrittivi sufficientemente precisi. Un vuoto creato con l’intenzione tipica di chi vuole far immaginare, senza troppo svelare.
Perché la poesia deve prestare le ali, per poi farsele restituire. La poesia fornisce il mezzo per spiccare il volo, non il cielo.
Il cielo è infinito e non appartiene a nessuno: nemmeno ai poeti.
I poeti come Gentile, infatti, sembrano aver capito molto del mondo, senza mai pretendere, però, di tradurlo agli altri con la terminologia inaccessibile degli “addetti ai lavori”.
I poeti non sono custodi della verità assoluta: lo sono, però, della verità soggettiva.
Gentile, infatti, si accosta alla verità delle cose, delle sue cose, come si avvicinerebbe un cieco al viso della propria donna, tanto amata e allo stesso tempo del tutto sconosciuta: egli tocca la sua faccia, ne traccia il perimetro con le dita, ne intuisce la forma, ne cattura l’odore, senza comunque indovinarne i colori.
Perché quelli sono figli del mistero.

 

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