Biografia di Lorenzo Mullon
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Cosa posso dire della mia vita... fino adesso è stata un bel serpentone tortuoso di montagna. Sono nato a Trieste, poi a Milano ho lavorato in una agenzia di pubblicità ma soffrivo molto, vent'anni fa mi sono licenziato e con grande soddisfazione insieme ad una amica pianista abbiamo organizzato una lunga serie di incontri di poesia e musica itinerante nelle gallerie d'arte, "Non dimenticare il tuo cuscino" (perché negli spazi espositivi non ci sono sedie ed arrivavo a portarne un centinaio a spalla in un grande sacco... forse per questo mi è venuto il mal di schiena, e adesso sono bloccato a letto con il colpaccio della strega... scherzo!). Abbiamo tenuto settanta incontri in due anni, con una media di ottanta partecipanti ad incontro, fino a duecento con Franco Loi e Raffaello Baldini, e trecento con Alda Merini quando è stata annunciata la sua candidatura al Nobel. Certo, mettevo tutte le settimane dei manifesti sia alla Statale sia in Bocconi e alla Cattolica, e si era formato un bel gruppo di studenti che ci seguiva e con cui eravamo diventati molto amici, ma non avrei mai pensato ad una simile partecipazione. Nel frattempo vivevo d'arte, grazie ai miei quadri, e non credevo minimamente si potesse vivere di poesia. Fino ad otto anni fa sono vissuto bene grazie alla pittura, poi improvvisamente ha chiuso il mio gallerista milanese (giocava i soldi degli artisti ai cavalli, perdendoli tutti). Un amico californiano che mi vendeva i quadri a Los Angeles e San Francisco si è trasferito in Brasile, sono rimasto senza soldi. Mi aveva lasciato pure la fidanzata ed ero proprio disperato. Trovavo consolazione nel verde del Parco Sempione, e scrivevo poesie molto semplici sulla natura, diverse da quelle assai tormentate che componevo abitualmente. E pensando in positivo alla bella affluenza agli incontri di poesia, decisi di fabbricare a mano un libricino e di proporlo direttamente alle persone. Dopo una settimana ero pronto con i primi venti esemplari. Iniziai dalla Statale, ma non ero contento, troppa confusione nei corridoi. Andai verso San Babila, poi in via della Spiga, tanta gente ma di fretta. Arrivai ai Giardini di Porta Venezia, che pace! In tre ore vendetti quindici libri. Il primo - non me lo sarei mai aspettato - ad uno studente nigeriano, che aveva frequentato una scuola italiana in Africa. Mi diede tre euro. Poi due signore con carrozzina, qualche pensionato e una coppia di albanesi benestanti, in vacanza a Milano, che mi dissero: "La Poesia è la prima cosa in Albania, se vieni da noi ti ospitiamo volentieri, siamo amici dei poeti". Così, tra un viottolo e un prato, da quasi sette anni sono diventato poeta ambulante. Preparo e distribuisco una media di millecinquecento libricini all'anno, e sono molto contento. Quando incontro un poeta dico sempre: "Vai in giro con le tue poesie, incontra la gente, la Poesia è nata ambulante, Omero era un poeta ambulante, anzi mendicante!". Poi ho fatto un sogno che mi indicava di andare a Venezia. Non ho mai pensato di abitare là, però i sogni, quando sono così realistici e chiari, vanno rispettati. Ho venduto l'appartamentino di Milano, che avevo acquistato ai tempi dell'agenzia di pubblicità, e sono riuscito a trovare un buchetto a Cannaregio. In attesa di Venezia, dove stiamo ristrutturando un po', abito a Marsure di Aviano, nella casa del nonno di mia moglie, accanto alle Dolomiti Friulane. Qui ho conosciuto il vecchio Zorat e gli anziani del paese, che bisognerebbe portarli in tour nelle scuole di Milano, metterli in cattedra per insegnare ai ragazzi, e magari anche agli adulti, la semplicità e la saggezza.
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