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I rifugi dell’essere

Poesia

Aurelia De Martin Pinter
Fermenti – Collana Iride

Recensione di Roberto Maggiani
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Pubblicato il 16/09/2008 16:40:00

Questa raccolta di poesie colpisce per la sua essenzialità, per l’asciuttezza dei versi che, scarni, insistono sulla luce, sugli orizzonti, sui deserti, sull’essere, sul tempo, sull’amore. Fulminea, l’autrice, percorre spazi di silenzi. V’è solo il fruscio lieve della sua parola in versi che aleggia, dolce e un po’ misteriosa, incalzante come una rapsodia, verso orizzonti di salvezza: “Fulminei bagliori di me / solcano l’orizzonte, / mentre vegliano stanche le ore. / E dolcemente assaporo / l’essenza dei miei palpiti, / accesa / del fluire della vita”.
Vi sono parole, sensazioni, argomenti sui quali l’autrice insiste in maniera decisa, sicuramente voluta, pagina dopo pagina si ha la sensazione di leggere sempre la medesima poesia che si dilata ed espande fino a lambire, poi avvolgere e scongelare, i significati celati nel cuore, rifugio dell’essere, verso il quale essa conduce il tu che gli spetta dalla vita, quello stesso per cui freme nell’attesa (“Ha il sapore prezioso / di fragole non ancora colte, / il languore galoppante / di allettanti porte socchiuse, / il tepore di lunghi brividi / preludio di carezze d’amore / e mi morde / dolcemente / inesorabilmente dentro; / l’attesa di te.”) e con il quale intreccia i suoi passi “lungo il sentiero dell’essere”, è quel tu unico e destinato a entrare nel luogo dove abitano il suo nome e i suoi occhi, a cui chiede fin dall’inizio “[…] / parole scrivimi accorte / sulle pareti del cuore”.
E’ interessante notare come, insistentemente, si trovi, in gran parte delle poesie, un accenno al tempo, al quale associa parole che lo connotano in modo, di volta in volta, diverso, come se esso fosse il gran nemico sotto il quale si sfalda l’esistenza ma dal quale il poeta ha trovato scampo nel rifugio dell’essere, verso cui conduce la propria e, forse, anche l’altrui esistenza. Il tempo lascia solchi profondi, spezza sillabe, riannodate dallo sguardo di un volto amato; il tempo ha anche rari silenzi, pause, dove avvengono incontri; il tempo ha pieghe anguste dalle quali sgusciano, di nascosto, frammenti della vita che si ricompongono fuori dalla sua morsa; il tempo incalza e non dà tregua; il tempo, nelle notti, ha forme sfumate e con le quali l’anima bambina gioca; il tempo è un crocevia dove le cose si annodano in modo irrisolvibile; infine il tempo rapisce i volti amati, ma esso nulla può nel rifugio dell’essere, luogo atemporale, dove tali volti hanno il loro respiro vitale.

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