Pubblicato il 31/08/2011 16:56:22
Quando il mio vagito ha echeggiato nella stanza a fiori lacerando il respiro e mia madre divaricata da un urlo primordiale rigettò l’ingombro, la prima cosa che vidi tic tac, tic tac, fu l’orologio dell’avo. E il germen ripeteva gli istinti marini. E cellule ricordavano tutto: il liquido del grande ventre oceanico il suo deporsi nell’ombelico d’argilla. Un istinto mnemonico, di carne, che risuona nell’orecchio del verso.
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