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Quel che resta del giorno

di Marina Pacifici
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Pubblicato il 31/12/2011 08:46:37

La memoria
seduta all’arcolaio del rimpianto
a tessere l’ordito di nostalgia
infaticabile resta.

La musica lontana
nel baluginio fioco del Natale
al rintocco malinconico della campana si dissolve.

Il sussurro di perdute voci
sfuma nell’occaso fumido della festa.

Al principio dell’anno
nel gelo dell’alba
un binario vuoto e desolato
attende invano
il treno notturno
di chi non farà più sospirato ritorno.

Il fischio dolente
della partenza,
lacerando il cuore,
fende l’immota ora.

I miei occhi neri
t’attendono ancora
sui nostalgici, agresti sentieri
nel sorriso fanciullesco dell’appennino,
nel pianto solitario d’un muto giorno.

Quando l’Amore era un sogno senza fine,
sbocciato nella fragranza di rose di giugno,
un volo oltre l’orizzonte di solitudine
e Tu
nella carezza del fiordaliso
camminavi a me vicino.

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