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Le sparizioni

Romanzo

Scott Heim
Neri Pozza

Recensione di Giuliano Brenna
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Pubblicato il 20/09/2019 12:00:00

 

Tredici anni dopo Mysterious Skin, e con ben dieci anni di lavorazione, Scott Heim pubblica questo Le Sparizioni. Uscito nel 2008 negli Stati Uniti col titolo più centrato We disappear, non semplici sparizioni, siamo noi a scomparire, e quel noi è ben interpretato dal protagonista e voce narrante, Scott, lo stesso nome dell’autore, quasi a voler sottolineare il fluire della voce interiore di chi scrive. Il libro è decisamente amaro, a tratti scabro, l’ambientazione ben descritta della campagna del Midwest che si avvia al riposo invernale, appare a tratti al lettore come pietrificata, immagine riflessa della pietrificazione degli animi dei protagonisti, esposti così all’erosione da parte del tempo e degli elementi. Infatti, gli animi e i corpi dei tre protagonisti si stanno lentamente ma inesorabilmente consumando: Donna, madre di Scott consumata dal cancro, Scott si auto annienta con droghe di sintesi e Dolores, salvatasi dal cancro, ma non dall’abbandono da parte del compagno, è facile preda per la bottiglia. A dare il tono di un “thriller” al romanzo è un misterioso caso di rapimento cui fu vittima Donna da bambina, forse reale forse inventato, che ha lasciato una misteriosa traccia nella sua vita. Frammenti di ricordi talvolta emergono, poi si confondono, vengono raccontati in modi sempre differenti, o usati per creare attenzione nelle persone, o per riavvicinare i figli (oltre a Scott, Donna ha anche una figlia, Alice, che appare però molto distante). Il trauma ha conseguenze sull’intera esistenza della madre di Scott la quale ha dedicato buona parte della sua vita a raccogliere testimonianze di casi di bambini svaniti nel nulla, con la speranza di scoprire cosa le successe in quello strano giorno della sua infanzia e chi fosse la misteriosa coppia che la prese e tenne segregata insieme a un altro bambino, un certo Warren che Donna vorrebbe tanto rivedere.

Nel momento in cui il romanzo inquadra le vite dei protagonisti, Donna richiama a se il figlio Scott per tentare finalmente di svelare questo grande mistero, ma è palese che la madre, sapendo di essere la termine della sua vita, vuole a sé il figlio in un tentativo disperato di distoglierlo dalla vita pericolosa da tossicodipendente che egli conduce a New York. Il romanzo, come dicevo, è molto amaro, nella narrazione non vi è spazio per ironia o momenti di leggerezza, la penna di Heim va a fondo delle persone, quasi scarnifica i protagonisti mostrandoceli nudi, alle prese con le loro debolezze, la morte che li avvolge, la follia che sembra essere un ultimo appiglio per non essere inghiottiti in una palude nera, la sparizione, appunto, l’essere più nulla. Malgrado ciò, o forse proprio grazie a ciò, il libro è di una bellezza che quasi toglie il respiro in certi tratti. In una folle ricerca di una verità sepolta chissà dove, o forse mai esistita, Donna e, soprattutto, Scott rivivono le loro esistenze, le rivedono quasi al rallentatore raccogliendo indizi smarriti ma prodromi delle loro condizioni attuali. La fine verrà a galla, in un finale assolutamente struggente, in cui vi è il solo abbandonarsi al sentimento, Heim mette in parole l’amore sublime tra Donna e Scott, ma che esiste fra qualsiasi madre e qualsiasi figlio. In poche frasi, fra cui una che sembra una filastrocca, tra le nebbie e il dolore di una crisi di astinenza, Scott disegna tutto il proprio mondo, che è fatto di sua madre. Si tratta di trecento pagine davvero toccanti, sono di una bellezza glaciale; le frasi sono cesellate, spesso la perfezione è raggiunta con poche manciate di parole, pochissimi aggettivi, e tanti colori dell’animo.

Tra Le sparizioni e Mysterious skin alcuni punti di contatto, quasi la firma dell’autore: le ambientazioni, il tema dei rapimenti dei bambini, la deriva di molti giovani che cercano facili avventure e droghe nei parchetti di squallide cittadine americane, sorte in fretta attorno ad uno svincolo autostradale. Se alcuni personaggi ne ricordano altri della precedente opera è perché è l’ambiente, e l’egoismo degli adulti, che li forgia così, Heim si limita a fare una istantanea che raccoglie, come una foto di gruppo, tutte le vittime di un disagio che serpeggia indisturbato dietro la facciata per bene della provincia americana. Le sparizioni è un romanzo non semplice, può quasi far desistere il lettore dopo poche pagine, soprattutto chi aveva amato la freschezza di Mysterious skin, ma continuando la lettura si finisce col restarne ammaliati, si conficca come una scheggia di ghiaccio nel cuore di chi legge, depositandovi tante domande.

 


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