Il romanzo si apre con una bellissima quanto drammatica scena, una donna getta da un dirupo una valigia che, scopriremo in seguito, contiene la sua non meglio precisata metà. Parallelamente il libro termina con un’altra bella scena in cui vi è sempre una perdita, un abisso, e la donna che si getta qualcosa alle spalle. Tra le due scene, il libro, un romanzo fresco e scorrevole che narra principalmente di una donna. Diana, questo è il suo nome, dopo aver gettato il pesante fardello nel lago, decide di cambiare vita e chiudere metaforicamente fuori dalla sua vita il passato. L’operazione sembra riuscire, complice il cambiamento di città e di professione, con l’aiuto di un’amica, Sara, dalla non ben precisata ma intuibile professione. Purtroppo per Diana, il passato non si è lasciato costringere all’interno di una valigia, inabissatasi in un lago, e sembra più desideroso che mai di riprendere il proprio posto nella sua vita, facendo brandelli coi tentativi della donna di crearsi una nuova esistenza. La valigia, che nelle prime pagine pareva inabissarsi cupamente, sembra voler tornare a galla e lasciare che il suo contenuto torni ad occupare un posto nella vita di Diana. Ciò che la donna sopravvaluta è la sua capacità di erigere un muro fra sé e gli altri, ma è un muro destinato a sfaldarsi quando gli altri sono forti di un sentimento puro, o della volontà di aiutare. Il romanzo è scritto in modo completamente lineare, la vicenda si svolge con l’andare dei mesi ed è scritta con un linguaggio semplice e schietto. Tuttavia, dopo la scena della valigia e l’allontanamento di Diana da Prodo, la vicenda pare sgonfiarsi un po’, la tensione si alleggerisce di molto e la narrazione tende ad arrancare. Quando le vicende cominciano a farsi delicate per Diana, allora la scrittura si fa più vigorosa ed incisiva. Se si tratta di delineare lo stato emotivo della protagonista, ricco di sfaccettature e tentennamenti, la giovane autrice riesce a sfoderare un certo talento e una suggestiva capacità espressiva, uniti a una interessante conoscenza dell’animo umano e della fragilità femminile. Nelle parti di raccordo, invece, il passo rallenta, le tinte sbiadiscono un po’ e si assiste a strane ripetizioni, o descrizioni geografiche che sembrano prese direttamente dall’Atlante, e usate per rimpannucciare l’economia generale. Ciò nonostante l’intero romanzo pare dotato di una buona architettura, i personaggi sono ben caratterizzati, dotati di una loro personalità, e non servono da puro contorno alla vicenda ma hanno un loro peso nell’economia globale della storia. Questo “La luna e il lupo” è un romanzo che ha degli spunti molto interessanti e può vantare una certa originalità, il finale è una autentica sorpresa e non delude affatto, anzi aggiunge un grande valore all’intera opera, tanto da far balenare agli occhi, leggendo l’ultima pagina, qualche brano del finale di “Delitto e castigo”. Concludendo, la nostra Mirella Mariani ha creato un bel romanzo, con idee e spunti originali, e se in qualche punto incespica un po’, la cosa viene ampiamente ricompensata da tante belle pagine.