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Ahi, serva Italia...

Argomento: Politica

di Maria Musik
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Pubblicato il 01/11/2008 14:29:57

Foto: Militanti libertari al confino a Ustica - 1927
Fonte; www.usiait.it/img/anni20/storia.htm



Razzismo e omofobia furono due delle caretteristiche di tutti i passati Regimi Europei: basti pensare alle numerose comparazioni fra le epurazioni “firmate”, nel senso letterale, da Mussolini, Hitler e Stalin.
Ci siamo scordati delle leggi razziali che permisero che l’Italia divenisse complice della Germania nell’opera di ghettizzazione e di sterminio degli ebrei e di come la cultura e la scuola fasciste occultassero, ridicolizzassero e stereotipizzasssero tutto ciò che non era nazionale?
E di come fra il ’36 ed il ‘43, senza che nessun articolo di legge, nemmeno nel Codice Rocco, perseguisse l’omosessualità come reato (doveva essere considerata da tutti una deviazione poco diffusa in un Paese maschio, virile, aggressivo e misogino) centinaia di omosessuali finirono al confino sulle Isole (nei migliori villaggi turistici a sentire il nostro Premier) od in manicomio? Oddio, quelli che rimanevano vivi dopo i pestaggi delle squadracce o i linciaggi morali e politici che li escludevano dalla vita sociale e lavorativa.
La Mussolini dice che il nonno non aveva nulla contro gli omosessuali e che da sempre la sua famiglia frequenta simpatici amici gai e gay.
Dobbiamo, per forza, averlo dimenticato, se non ci accorgiamo che oggi, qui, adesso, alle stesse discriminazioni si mette un vestitino carino per non essere cacciati dall’Europa Unita ma, alla fine, il risultato non cambia.
Mentre si propongono leggi anti omofobia, i Parlamentari quando litigano si apostrofano con “Frocio, Checca squallida”, insulto ritenuto ben più offensivo di “Traditore” o “Incapace”.
Si fa la riforma della scuola e gli stranieri li si mette nelle “classsi-ponte” dove potranno imparare la lingua ed adeguarsi ad i nostri usi e costumi. Per carità: non li bruciamo nei forni, li riprogrammiamo a partire dall’età di cinque/sei anni. La mozione, oltre che fare riferimento all’apprendimento della lingua prevede che detti alunni imparino il «rispetto di tradizioni territoriali e regionali», della «diversità morale e della cultura religiosa del Paese accogliente», il «sostegno alla vita democratica» e la «comprensione dei diritti e dei doveri». La pelle resterà diversa ma il cervello sarà made in Italy ed i vestiti made in China.
La Lega dilaga (o dilega…), sostenuta dal suo maschio (vedi sopra) “celòdurismo”, con le impronte ai rom, il permesso di soggiorno a punti (del Mulino Padano rigorosamente BIANCO), i 200 euro per il suo rinnovo, l’impedimento dei ricongiungimenti familiari.
Nel frattempo i militari presidiano le città per tutelare la nostra sicurezza e far levitare le paure e le insicurezze che ti fanno desiderare uno Stato forte, che governi con mano sicura e ci protegga dai cattivi e dai diversi. Certo, la Polizia, liberatasi dalla pressante tutela del cittadino, può inviare drappelli di Celere per evitare che studenti facinorosi picchino poveri giovanotti di destra che pacificamente si esercitano nell’uso delle spranghe. Se, poi, due quattordicenni rimangono a terra con la testa rotta, sotto gli occhi allibiti della loro insegnante, se la sono cercata: mica i poliziotti stanno lì a pettinare le bambole!
E, giustamente, il Sindaco da voce ai cittadini romani, stufi di non poter circolare liberamente per la città e chiede la Prefetto misure drastiche per tutelare la cittadinanza. Il Prefetto, intanto, fa sapere che chi continuerà ad occupare sarà arrestato.
Farà la stessa fine di quei bulletti che hanno picchiato i gay e gli africani. Ah, non li hanno ancora presi? Scusate: la notizia mi era sfuggita. Forse, perché non è stata pubblicata né diramata dalle maggiori testate e televisioni.
L’ordine va ristabilito.
Il tutto mentre la crisi economico-finanziaria avanza.
Non vi ricorda nulla? Una data? 1923?
E adesso qualcuno mi dirà che sto esagerando, che una sterzata ci voleva, che siamo in democrazia e che non mi sono evoluta: sono rimasta al ’68.
Premettendo che nel ’68 avevo otto anni, scusate, ma mi preoccupo lo stesso. Non mi andrebbe di venire licenziata (già abbiamo telefoni e PC sottocontrollo… per carità, non per altro, solo per evitare che ci si colleghi a siti pedofili o si rubi lo stipendio giocando a solitario) o di dover girare con un logo appuntato al maglioncino (si tirano tutti i fili!), magari con la sigla P.C. impressa sopra: “Poetessa comunista”.
Il che sarebbe un po’ imbarazzante: non sono né l’una né l’altra cosa!


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