Pubblicato il 08/01/2012 05:13:47
Tira vento, di quello che sibila tra le fronde e ondeggia sinuoso facendosi strada tra gli spifferi delle persiane. Si sentono crepitii che ricordano lamiere scartocciate e sembra quasi che ci siano enormi catene appesa al cielo che ondeggiano come un pendolo e stridono mosse dal lamento della loro ruggine. Ferro animale che lacera i timpani con un suono angosciante; irrompe nel silenzio pacifico della notte. Una disturbante bellezza. Sotto lo sguardo della luna, le nubi si muovono in un gioco di luci, come palpebre del cielo che irradiano a tratti le tenebre e l’asfalto. Nessuna vita oserebbe interrompere lo spettacolo della natura che sbuffa; una forza che intimorisce qualsiasi cosa osasse disturbarla. Zeus dalle pendici dell’ olimpo guarderebbe con occhi lucidi questo spettacolo. Se ascolti bene potresti udire queste parole, potresti sentire il significato dell’insignificanza. L’ umiltà dell’ uomo acquisterebbe valore di fronte a queste manifestazioni di purezza. Eppure è il suo tallone d’ achille. Se solo si rendesse conto di quanto è fortunato a poter ascoltare, percepire, vedere, toccare, annusare una tale magnificenza. Basterebbe fermarsi, chiudere gli occhi e aprire la mente per ascoltare un “canto perduto” forse troppo bello, forse troppo potente da essere preso sul serio in questa vita fossilizzata in superficie. Invece continua a viaggiare sui binari dell’oblio che affondano in un mare di uomini ciechi.
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