Pubblicato il 31/01/2012 11:29:40
Dammi in mano la tua anima che io non amerò mai e io ne farò la putredine della mia intelligenza. Non posso amarti e non voglio ma ho bisogno, ho maledettamente bisogno di orpelli per il mio genio. La tua figura mi piace e mi dà leggermente sui nervi. Sei prigioniera di una strana salute che io chiamo follia. E se non la chiamassi follia crollerebbe il mio impero. Noi siamo religiosi, da anni abbiamo un credo che non è di nessuno. Avevamo notato tutti che la follia è una strana nebbia di dolore ma che non è dolore vero. E' un dolore acquisito: è il morbo dell'abbandono. Io non ti prometto niente perché se no sfrutterei il mio credo, e ti do ragione. Questo è il mio punto di attacco: il cliente ha sempre ragione, come dice il barista. E dal momento che ti do ragione, tu sei mia. Ti colorerò in tutti i modi a mio piacere anche perché sempre nel momento stesso che tu sei sull'orlo della verità io ti congedo perché scatta l'orario della visita. Tu sei sempre sul punto di capire qualcosa ma non lo capirai mai perché non l'ho capito nemmeno io. E a questo punto ti lascio, cara. Ci vediamo giovedì venturo, dopo la Pasqua, tempo permettendo.
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