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monologo

di Giulia Archer
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Pubblicato il 05/04/2012 19:13:27

“Grazie per le uova.

Esther e Alan

P.S. questo non è un gran vino, ma è bio e fatto con amore.” Il foglietto era attaccato con lo scotch alla bottiglia, posata sul tavolo in cucina. Sono dunque passati i vicini a cui ieri ho portato delle uova. Sette galline ho, e sette uova al giorno raccolgo. Sono puntigliose. E perchè poi una storia dev’essere raccontata dall’inizio alla fine e non viceversa? Oggi regalo uova ai vicini e mi ubriaco di primavera. Preferirei morire in primavera, malgrado la canzone di Brel.

Porto sempre al collo il reliquiario tibetano d’argento con un corallo al centro e spero di potere, un giorno, metterci le mie ceneri.

E’ quello che ho pensato quando me l’hai regalato e l’assurdo ci ha messo un po’ a farsi strada nel cervello. Troppo bella l’idea di portarsi al collo le proprie ceneri.

Il buon senso é proprio triste!  Dunque una storia sarebbe quella cosa che incomincia dall’inizio e finisce con la fine. La fine di cosa? Ma della storia, perdiana! Nulla finisce, a parte la storia. Se non c’é storia, non c’é fine. Per finire bisogna che ci sia una storia.

Cio’ mi rallegra, perché alla storia non ci credo affatto. Cosi’ non finisce niente.

Se provi ad avanzare camminando all’indietro avrai un’idea di cosa intendo. Un po’ come quando in treno ti siedi contromarcia: il paesaggio si aggiunge al paesaggio (addizione). Quando invece viaggi nel senso della marcia il paesaggio sparisce e ne compare un altro (sottrazione).

Alla fine - quella che non c’é se non c’é storia – ti gira la testa e ti addormenti: se Dio vuole e se sei in prima.

Arriviamo.

Il treno annunciato in ritardo.

I vagoni indicati all’inverso.

Maree umane si incrociano (bellissimo) cercando l’1 indicato al 9 cercando il 9 indicato all’1. Il contrario mi avrebbe stupita in un mondo che marcia alla rovescia!

Ho assistito a una cena dove una giovane architetto (che ha concepito la stazione TGV di Valence che peraltro é un orrore) ha parlato per 2 ore di seguito unicamente di sé, facendo aspettare a ogni portata i suoi amici silenziosi e attenti, ma coscienti e imbarazzati.  

 

Ci sono persone che ignorano la cultura del cibo: mangiano perché si deve mangiare, riempiono il sacco e si rivolgono ad altro. Altre invece coltivano il gusto del cibo, sia come momento di convivialità, o di piacere, sia come  fenomeno estetico-culturale.

Nei due casi devi aver fede, se no non ce la fai ad essere cannibale.

Stamattina la mia cagna ha sgnaccato due canidi di quelli tascabili con le zampe sottili sottili che fanno pensare alle ali di pollo disossate che vende il macellaio della coop per farle saltate che se le prendi in mano si spezzano come grissini che ti chiedi come fanno a starci in piedi. La popolazione al mare é ricca di canidi e umani. Bellissimi vecchi coi baffi bianchi che ti dici in fondo non é poi male esser vecchi e grassocce megere cordiali e tutte denti che sorridono al tuo cane e tu al loro perché non sei mica scema e sai che se sei gentile l’altro non resiste poi vai a berti un caffé e il tavolino é talmente piccolo e traballante che al primo canide tascabile che si avvicina sgnac la cagna lo prende per un gatto o altro e ti manda il caffé zuccherato che macchia da matti sulla giacca scamosciata che anche in saldo l’hai pagata tremila franchi a Parigi che era ancora l’epoca dei franchi quindi in fondo ha fatto una bella durata quando ci abitavi e non avevi cani perché la città non é adatta e poi a lavorare non avresti potuto portarcelo. Anche se...

Insomma stamattina il caffé é sul giaccone e lei tutta fiera dei complimenti che si becca da questo e quello e soprattutto le donne: com’é bella! Che età ha? Eh, si’, caro Giacomo, secondo me ti rivolti nella tomba. Nella quale non sei perché tutto é eterno ma non bisogna dirlo perché detto cosi’ di brutto fa spavento. Mi chiedo se l’uomo non ha proprio paura di essere eterno tanto che si odia!

 

 



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