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Poesie (1980-1992) e altre poesie

Poesia

Valerio Magrelli (Biografia)
Giulio Einaudi Editore

Recensione di Roberto Maggiani
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Pubblicato il 09/01/2009 18:21:00

La poesia, come le maggiori espressioni artistiche, è una visione particolare sul reale, una sua possibile interpretazione/rivelazione che passa dall’esperienza e dalla cultura dell’artista.
Il poeta, dal più semplice quotidiano, riesce a estrapolare riflessioni importanti, ed in questo, Magrelli, appare mirabile, la sua poesia è vivace, dotata di ironica destrezza, talvolta allegra talaltra più pensierosa; i versi sono limpidi e precisi, quasi come scolpiti.
In questo volume sono raccolti tre libri di poesia: “Ora serrata retinae” (Feltrinelli, 1980), “Nature e venature” (Mondadori, 1987), “Esercizi di tiptologia” (Mondadori, 1992) e altri versi.
Magrelli rivela, nei suoi versi, una notevole vastità culturale e sembra voler disvelare la sua esistenza quotidiana al lettore, lo fa con una capacità cognitiva e di introspezione da fare invidia; nelle sue poesie propone sovente delle analogie tra sé e il mondo che lo circonda, visto anche nei suoi aspetti “minimi”, queste sue giustapposizioni mettono in luce la sua grande capacità autocognitiva e sono espresse con notevole acutezza, mai scevra di austerità ma al contempo senza omettere una certa ironia. Egli, quasi giocando, propone similitudini in forma di considerazioni, capaci di esplicitare meglio ciò che sta vivendo, come volesse rivelarsi pienamente al lettore, dal quale pare egli voglia farsi conoscere : “L’imballatore chino / che mi svuota la stanza / fa il mio stesso lavoro. / Anch’io faccio cambiare casa / alle parole, alle parole che non sono mie, / e metto mano a ciò / che non conosco senza capire / cosa sto spostando. / Sto spostando me stesso / traducendo il passato in un presente / che viaggia sigillato / racchiuso dentro pagine / o dentro casse con la scritta / “Fragile” di cui ignoro l’interno. / […]”, (“L’imballatore”, pag. 262). Si vorrebbero scrivere poesie allo stesso modo, con lo stesso registro di scorrevolezza, immediatezza e spontaneità percettiva che, sebbene tenute a bada dallo spessore culturale e dalla raffinata scrittura che caratterizzano l’autore, colpiscono chi legge, esemplificatrice di ciò ed acutissima è la poesia in copertina: “Io cammino fumando / e dopo ogni boccata / attraverso il mio fumo / e sto dove non stavo / dove prima soffiavo”.
La poesia di Magrelli sa prendere il lettore, sa affascinare e coinvolgere, proprio perché, come già detto, apre finestre sulla vita del poeta, sulle modalità stesse della sua scrittura. Le poesie assumono, via via, una componente diaristica importante, specialmente le ultime, dove addirittura la poesia diventa prosa, pagina di diario. La sua ironia riesce a guadagnargli simpatia, per certi versi ricorda la polacca Wislawa Symborska, con i suoi toni un po’ beffardi ma sempre sinceri, spontanei, veri, mai né sopra né sotto le righe, netti ma mai troppo ammaestrati.
Per Magrelli la poesia sembra avere anche un potere descrittivo di ricomposizione, nel senso che riesce a riordinare, in qualche modo, “le immagini che la precedono” e a presentarle al lettore in una “figura bella”, facendo “bella figura”: “Una poesia che ricomponga / le immagini che la precedono / è figura per eccellenza. / E’ il comportamento dell’uomo / davanti alla sua fantasia. / Fare bella figura / vuol dire fare / una figura bella, il disegno che restituisca / all’oggetto le sue linee, / i suoi contorni al pensiero”, (pag. 92). Ma la poesia è anche intuizione, mezzo di descrizione che rivela, prima di tutto al poeta, qualcosa ch’è ignoto: “Io non conosco / quello di cui scrivo, / ne scrivo anzi / proprio perché lo ignoro. / […] / Per me la ragione / della scrittura / è sempre scrittura / della ragione.”, (pag. 93). Scrivere poesia è “un atto delicato” che mai cavalca l’onda di un mero sentimentale modo di percepire il mondo senza tenersi ben saldi alla zattera della ragione, cioè ad una analisi attenta, critica e ben ponderata del mondo, e i versi di Magrelli proprio questo denotano, delineandosi mai banali ma, anzi, di vasta portata e ampio respiro, moderni.

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